Oggi è il giorno delle riflessioni “a freddo” sui risultati elettorali.
I principali quotidiani dedicano ampi spazi agli analisti dei flussi e delle mappe del voto (Diamanti, l’Istituto Cattaneo, D’Alimonte, tanto per citare i più autorevoli).
Fermo restando che si tratta di amministrative e che i conti finali si faranno solo tra quindici giorni, alcune personalissime considerazioni:
1) il crollo del PDL, che paga l’appannamento e l’assenza del leader Berlusconi, apre un problema di rappresentanza politica per il blocco degli elettori moderati (che sono pur sempre la maggioranza in questo paese…).
2) La Lega, con la crisi al vertice, le divisioni interne, arretra in tutti i Comuni. Non approfitta quindi, come in passato, delle difficoltà del PDL per aumentare i propri consensi. Verona è un caso a parte. Lì vince Tosi, con la sua capacità di amministrare, non il partito.
3) il Terzo polo non convince: il contare tra i propri voti anche quelli delle numerose liste civiche, dietro le quali si erano schierati molti loro candidati, mi sembra più un esercizio di aritmetica che di analisi politica. API e FLI sono poco radicati sul territorio. L’UDC di più ed è anche per questo motivo che, alla fine, Casini ha dichiarato che quello schieramento è ormai superato. Occorre ampliarsi.
4) I grillini. Tolgono voti a tutti. Anche alla Lega. Non sono “antipolitica”. Sono semmai un movimento contro i partiti così come operano e agiscono oggi.
5) IDV e SEL. Non mi sembrano che facciano sfracelli. Leoluca Orlando sta all’IDV come Tosi alla Lega. Probabilmente molti loro elettori sono più attratti dalla proposta innovativa dei grillino.
6) PD. Vince ma non convince. Mi spiego meglio. Se prendiamo i considerazioni i “vecchi” partiti, il PD è senza dubbio quello che ottiene il miglior risultato. Ma alla fine la sua avanzata non è travolgente. I Comuni vinti al primo turno sono molti ma non tantissimi.
Quindi?
Alcuni commentatori sottolineano alcuni parallelismi tra la situazione odierna e quella del ’93.
Anche in quel caso si tennero le elezioni amministrative con un vuoto di rappresentanza nell’elettorato moderato.
Anche in quel caso eravamo in una profonda crisi economica e guidati da un governo tecnico.
Anche in quel caso la sinistra ottenne un buon risultato, guidando molte amministrazioni locali.
Poi Berlusconi scese in campo e vinse le elezioni politiche successive.
Non capisco se la “sveglia” sia arrivata a tutti i partiti. Perché gli elettori, anche questa volta, hanno mandato dei segnali molto chiari.
Il sistema dei Partiti, nel suo complesso, ha 6 mesi di tempo per:
– varare una nuova legge elettorale;
– ristrutturarsi al suo interno per offrire una proposta politica credibile al proprio elettorato.
Ce la faranno?
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