Se ne è andato la scorsa settimana, alla venerabile età di 102 anni.
Incredibile se si pensa che gran parte della sua esistenza l’ha trascorsa combattendo nelle foreste del suo Vietnam, prima contro francesi poi contro gli americani.
Da piccolo volevo fare lo storico militare (ognuno ha i suoi problemi).
Per questo, oltre a perdere la vista su tomi e tomi dedicati alla due guerre mondiali, un posto particolare sulla mia libreria lo avevano le pubblicazioni su questo strano “generale” che non ha mai frequentato alcuna accademia militare.
(La cui) ira funesta infiniti lutti addusse agli Achei (francesi prima, americani poi).
Al genio militare di Giap sono legati due nomi simbolici della lotta per l’indipendenza coloniale: Dien Bien Phu e l’offensiva del Tet.
Nel primo caso il mitico generale assicura una vittoria schiacciante sul campo, che costringe i Francesi ad abbandonare l’Indocina.
A nulla valsero gli sforzi, persino tragicamente eroici, dei parà della Legione Straniera, che fronteggiavano un esercito molto più numeroso.
La tecnica di Giap era stata crudele: isolare il nemico rendendo difficile se non impossibile l’approvvigionamento, fiaccarne il morale bombardandolo costantemente. Punzecchiarlo di continuo per impedirne il riposo e la sua riorganizzazione.
Ogni giorno, ogni notte.
Insomma un inferno.
Ad uno ad uno tutte le fortificazioni dei francesi, costruite attorno al villagio di Dien Bien Phu, si devono arrendere o vengono conquistate. L’ultima a cadere “Isabelle”, la più isolata. Che non a caso viene ricordata dalla Legione come uno degli esempi del proprio “spirito”: senza cibo, e quasi del tutto senza munizioni, i legionari si lanciano nell’ultimo disperato assalto. Moriranno tutti.
Vittoria sul campo e vittoria simbolica. Proprio durante la Conferenza di Ginevra che deve discutere del futuro della presenza francese. Destino ormai irremediabilmente compromesso.
Il Tet (1968) rappresenta invece un vittoria “mediatica” e non sul campo. Le forze di Giap ingannano le truppe del Vietnam del Sud e gli americani, che nel frattempo hanno sostituito i francesi come potenza “coloniale”.
Ogni città è attaccata contemporaneamente dalle forze del Nord, secondo una strategia complessa ma ben precisa, con la CIA che viene ingannata da movimenti diversivi operati da Giap.
Militamente vincono gli americani (le perdite subite dai vietcong sono ingentissime) ma i media americani trovano questa volta maggiore ascolto nel raccontare questa strana e terribile guerra, con un nemico invisibile, sfuggente, che colpisce e si ritira.
Dividendo l’opinione pubblica e incrementando il già forte movimento di contestazione alla guerra.
Che finira negli anni ’70, con il ritiro degli americani nel 1973 e la caduta del Vietnam del sud due anni dopo.
Giap esaurisce così il suo compito.
Un personaggio unico, tra i primi a compendere che la vittoria militare in una singola battaglia, da sola, non è sufficiente per vincere una guerra. Ma il tutto deve essere inquadrato in un contesto prapagandistico più ampio.
Ecco dunque che non importa quanti danni devi sopportare ma come ed in che modo infliggi le perdite al tuo nemico. Ci sono delle battaglie che acquistano un valore simblico tale che DEVI vincerle ad ogni costo.
Anche per questo motivo Giap verrà ricordato come uno dei più grandi teorici di una dottrina militare che verrà studiata per anni (e lo è ancora oggi) in tutte le accademie militari: la guerra asimettrica.
Il divario in termini “tecnologici”, di addestramento militare può essere superato con il numero di combattenti e con la loro motivazione ideologica. Rifuggire lo scontro in campo aperto ma basarsi su continui attacchi che fiaccano il morale dell’avversario.
Attendere con pazienza il momento favorevole per attaccare il nemico di sorpresa. La sua strategia e le sue tattiche vennero poi utilizzate in altre guerre ed in altri contesti, come l’Afghanistan, ad esempio.
Il generale William Westmoreland, per anni il comandante in capo delle forze americane in Vietnam, è sempre stato sprezzante sulle qualità militari di Giap.
Such a disregard for human life, may make a formidable adversary but it does not make a military genius.
Al netto dei giudizi dei critici interessati (pro e contro) Vo Nguyen Giap rimane un personaggio unico di un secolo terribile.
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