Le ultime esternazioni e, soprattutto, un attivismo mediatico senza precedenti, hanno fatto sorgere qualche interrogativo sul futuro politico di Maurizio Landini, leader dei metalmeccanici della CGIL.
Lascia il sindacato per guidare una “cosa de sinistra”?
Lascia il sindacato per guidare la sinistra PD per incalzare, dall’interno, Matteo Renzi?
Rimane in FIOM? O in CGIL diventando così il vero antagonista di Susanna Camusso ?
Domande, ovviamente, senza risposta.
Perchè è ancora troppo presto, per Landini, posizionarsi all’interno di una scacchiera politica in perenne evoluzione.
E anche perchè qualche interrogativo deve pur porselo.
Il primo: esiste spazio a sinistra del PD ? Ovviamente la risposta è sì. E’ dalla nascita del Partito Comunista Italiano (Livorno, 1921) che a sinistra del partito della sinistra “moderata” (non è uno scioglilingua…) esiste uno spazio politico.
Il problema, semmai, è capire quanto ampio sia e come e da quale leadership può essere occupato.
L’ampiezza è un tema ricorrente. Senza paura di essere smentiti possiamo dire che un partito “de sinistra” (a noi piace chiamarla così, memori dei dibattiti assembleari di quando eravamo bambini) oggi può valere dal 4% all’8%. Un forchetta amplissima che, anche a seconda della legge elettorale in vigore, può significare la morte politica oppure una grande vittoria.
Comunque lo spazio c’è. Certo è che se si vota con l’Italicum ottenere seggi sarà durissima….
Secondo, come occuparlo? Tutta questione di strategia.
Ad esempio, per anni lo spazio politico a “sinistra” del labour Party inglese è stato occupato da esponenti minoritari del partito che diventavano così portatori di una visione alternativa rispetto al mainstream. Quindi cercavano di dare rappresentanza a istanze che si rappresentavano “altro” rispetto al partito.
Ma è evidente che questa strategia è stata dettata di una legge elettorale maggioritaria quale è quella inglese.
Oppure si crea una “cosa” (lista, partito, contenitore, laboratorio, ecc. ecc.) inglobando SEL + qualche esponente della sinistra PD. Sempre ammesso che qualcuno (Civati?) decida di compiere lo strappo.
Non certamente un disegno originale, ma comunque dignitoso.
Ma che deve confrontarsi con due recenti esempi non proprio di successo:
– la lista Ingroia 2,25% che si presenta alle politiche del 2013 ottenendo un misero 2,25%;
– la lista Tsipras (europee 2014) che supera di pochissimo la soglia del 4% eleggendo così tre parlamentari europei.
Insomma se lo spazio politico esiste…. questo comunque deve essere occupato con una proposta seria e credibile.
E qui arriviamo al tema della leadership.
Landini è l’uomo giusto?
Se guardiamo al passato qualche dubbio sorge spontaneo…
La storia dei sindacalisti italiani che si trasformano in politici non annovera certamente casi di successo.
Luciano Lama, Antonio Pizzinato, Ottaviano del Turco, Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Gugliemo Epifani….
Insomma leader sindacali osannati o semplicemente apprezzati che poi, per i più vari motivi, non riescono ad interpretare, nello scenario politico, un ruolo paragonabile a quello ricoperto in precedenza.
Non solo ma lo stesso Landini e a la sua FIOM stanno vivendo un periodo particolarmente difficile.
La crisi di rappresentanza si fa sentire, gli iscritti calano, la riforma del lavoro è stata approvata nonostante la forte opposizione della FIOM e della CGIL.
Con la Camusso i rapporti sono “freddini” (eufemismo…).
Insomma il contesto in cui Landini è costretto a muoversi non è certamente dei più rosei.
Vedremo.
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