Ieri il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la normativa per la trasparenza dell’attività di rappresentanza di interessi nei processi decisionali pubblici presso il Consiglio regionale.
La legge sul lobbying, quindi, di cui si parlava da tempo.
Non ho letto nel dettaglio il provvedimento ma, a prima vista, mi sembra equilibrato.
Con qualche lacuna di troppo:
1) la non obbligatorietà del registro. I registri “facoltativi” non servono a nulla. Soprattutto quando non sono accompagnati da una serie di “incentivi” all’iscrizione. Come in questo caso.
2) l’applicazione limitata all’attività svolta nell’ambito del Consiglio Regionale. Solo uno dei possibili centri decisionali a livello locale e che, rispetto alla Giunta o ai singoli assessorati, non è neanche il più importante.
Interessante la previsione di una relazione annuale per i decisori, oltre che per i lobbisti, che dovranno indicare incontri e contatti effettuati.
Per poter dare un giudizio definitivo dobbiamo comunque aspettare il regolamento di attuazione, a cui sono demandate alcuni parti attualmente poco chiare, come quella relativa alle sanzioni.
E’ evidente che la mancanza di una normativa quadro nazionale non fa altro che aumentare la proliferazione della legislazione locale.
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