Sulla scomparsa di Steve Jobs hanno scritto in tanti, molti più autorevoli di me.
In questi giorni però ho riflettuto sul mio rapporto con il mondo Apple, da semplice consumatore e da lobbista impegnato da anni a difendere la tutela del copyright e quindi l’industria dei contenuti.
Ne sono nati alcuni post, spero interessanti, di cui questo è il primo.
Io e la Apple.
Sono un utente Apple dal 1991.
Da quando ho cominciato a fare il lobbista.
In verità, come racconto anche nel libro, all’inizio non facevo proprio il lobbista…mi limitavo a leggere i bollettini parlamentari e segnalarli ai clienti della società in cui lavoravo: la SCR Associati. All’epoca la più importante agenzia di relazioni pubbliche in Italia.
A casa avevamo un computer. Merito di mio fratello, vero e proprio “smanettone” , che aveva costretto i nostri genitori a comprarci un AMSTRAD, all’epoca di gran voga. Il mio utililizzo era alquanto limitato: per giocarci oppure per scrivere la tesi utilizzando un programma che mi sembrava fantastico, Wordstar.
In SCR mi trovo davanti un ambiente informatico all’avanguardia. Innanzi tutto perchè l’ufficio di Roma e il quartier generale della società a Milano erano collegati da una rete “intranet” aziendale. Ognuno di noi aveva una casella di posta elettronica e potevamo quindi scambiarci file ed informazioni via email.
Non una cosa banale.
Il secondo aspetto è che su ogni scrivania vi era un Macintosh.
Quel cubo bellissimo e strano che avevo visto solo su qualche rivista.
Utilizzavamo Word, spesso a sproposito (e cioè anche per fare i lucidi delle presentazioni…), fino all’arrivo di Powerpoint (anche questo, con il passare del tempo verrà sovra utilizzato).
Comunque con Apple ho trovato il “mio” computer. Semplicissimo da usare, bello da vedere. Certo aveva un costo nettamente superiore ai c.d. “compatibili”, certo vi erano dei problemi proprio di compatibilità con gli “altri”: spesso i file scritti perdevano la formattazione e quindi i clienti si arrabbiavano…. ma vuoi mettere la differenza ?
Accendevi il computer, due click con il mouse e cominciavi a lavorare.
Nel 1996 esco da SCR e creo la mia società.
Decido di acquistare 3 portatili.
Il Powerbook (quello nero con il trackball al centro) della Apple è bellissimo ma troppo caro. E, a malincuore e solo per esigenze di budget, scelgo uno dei tanti compatibili all’epoca sul mercato.
Il periodo “senza Apple” dura qualche anno. Appena posso acquisto un Powerbook in titanio per poi, dopo qualche anno, passare ad un MacBook un alluminio, fino a quello attuale.
Mai un problema, veloci, sempre affidabili, con una semplicità di utilizzo che lascia senza parole.
Un sistema operativo che non conosce “crash”, inattaccabile dai virus.
E sempre belli, con delle linee essenziali, pulite, senza fronzoli.
Certo il fratello smanettone mi guarda con sufficienza e quasi con compatimento: “è un sistema chiuso”, “costa troppo e ci sono pochi programmi”, “Apple decide se e quando aggiornare il sofware, vuoi mettere Linux che è in aggiornamento costante”.
‘sti cavoli (eufemismo). Non sono uno smanettone e quindi ho tutto quello che desidero.
Esce l’Iphone. Dilemma? Che fare?
Decido di no, in azienda ormai abbiamo tutti Blackberry. Vuoi mettere l’efficienza di sentire quasi ogni minuto il beep che ti avvisa dell’email che ti è appena arrivata?
E subito a rispondere, quasi senza riflettere….
Certo c’è qualche (!) casino nella sincronizzazione con la rubrica ma in fondo è colpa della Apple.
Cambiamo operatore telefonico e, nel pacchetto c’è la possibilità di scegliere tra Iphone e Blackberry. I miei soci scelgono di rimanere fedeli a RIM, io invece faccio il grande salto: Iphone 3gs, che ho ancora adesso.
Nessun problema di sincronizzazione, ma la batteria dura pochino se lo utilizzi non solo per telefonare.
E se metti l’opzione “push” che ti scarica automaticamente le email….. allora sono dolori.
Una trasferta a Milano senza ricarica diventa un incubo, con l’icona della batteria che rimane quasi sempre sul rosso fisso.
E allora rifletto.
Perchè devo leggere le email ogni minuto? Perchè essere rincorsi anziche gestire autonomamente il proprio tempo?
Se i clienti mi cercano con una reale urgenza mi possono telefonare.
E in riunione il telefono (e quindi anche l’email) dovrebbe essere sempre spento.
Quindi spengo l’Iphone e lo riaccendo e controllo le email solo quando ho effettivamente il tempo necessario per leggerle e rispondere con un minimo di cognizione di causa.
Insomma l’Iphone, con i suoi limiti, mi ha spinto a riflettere meglio sull’utilizzo improprio delle email, indotto dalla grande efficienza del Blackberry.
Steve Jobs presenta l’IPAD. Lo compro subito. E faccio la setssa cosa con l’IPAD 2.
“A che serve?” obiettano gli scettici. “Non ha neanche una porta USB”, “non puoi farci questo”, “non puoi farci quest’altro”, “non sostituisce il computer” ecc. ecc.
Io ci faccio tutto.
Mi collego ad Internet, rispondo alle email, gestisco l’agenda, ci leggo i giornali, entro in Facebook o in Linkedin. Non ci leggo i libri perchè ancora preferisco la carta, il sottolineare con una matita i passaggi più rilevanti delle mie letture del momento.
Per le mie trasferte milanesi va benissimo. E’ il degno complemento di un computer.
Insomma, per l’ennesima volta, la Apple ha migliorato la mia vita anche professionale.
Vi sembra poco?
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