Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 13/10/2011 & archiviato in Lobbying

Steve Jobs, la Apple, il copyright e il lobbying #2 (passando per Vendola)

Apple e copyright.
Da anni mi occupo professionalmente della tutela dell’industria dei contenuti.
Cioè di quel comparto economico che fonda la sua ragion d’essere sull’investimento nelle opere dell’ingegno.
Film, musica, libri, software. Prodotti sui quali l’avvento del digitale prima e della rete poi ha generato un cambiamento totale dello scenario di riferimento.
La c.d. “pirateria” , infatti, è sempre esistita.
Chi non ricorda le vecchie video o musicassette illegalmente copiate vendute agli angoli delle strade? Le fotocopie dei libri magari acquistate direttamente nelle copisterie, o i floppydisk in bella mostra sui banchi (per noi romani) di Porta Portese?

Attività  a prima vista naif ma che in alcuni casi erano gestite da organizzazioni criminali che sviluppavano su scala industriale l’illecita duplicazione.
Business molto, molto redditizio.
Ma comunque limitato dai c.d “supporti” e cioè dagli strumenti su cui venivano copiati i “contenuti”.
Occupavano uno spazio fisico non irrilevante, la loro capienza era limitata, e ogni volta che si duplicava un originale si perdeva un qualcosa in qualità.
Con l’avvento del digitale le cose cominciano a cambiare.
Innanzi tutto i limiti fisici cominciano ad essere abbattuti: quante brani musicali possono stare in un cd?? Ma soprattutto viene superato anche il problema della “qualità” della copia che rimane sempre uguale a se stessa.

La rete scompagina tutto.

I file si scambiano, la parola d’ordine diventa “condividere”. Poco importa se in tal modo si violano le norme a tutela del copyright. Si inizia con la musica e con i programmi software fino ad arrivare ai libri e infine ai film.

Napster, Emule, diventano simboli e non solo programmi peer to peer.

L’industria dei contenuti ovviamente reagisce, si “protegge”, con nuove leggi, nuove attività di enforcement e nuovi modelli di business.

Ma sarà la Apple a cambiare, forse definitivamente, le regole del gioco.

Prima immettendo sul mercato prodotti bellissimi come l’IPOD (successo immediato…..) ma soprattutto lanciando il “servizio” Itunes, spingendo quindi l’industria musicale a partecipare direttamente a questa rivoluzione. Un enorme store in rete dove trovare i singoli brani dei più importanti artisti mondiali. Con una procedura d’acquisto semplicissima possiamo avere, a poco prezzo, la “nostra” musica. Legalmente quindi.

Dalla musica al software: l’App Store.

Con l’IPAD il mercato coinvolge direttamente altri settori, in primo luogo l’editoria.

Caratteristica del sistema APPLE: la “chiusura” nei confronti del mondo esterno e la forte difesa del copyright. Con buona pace delle anime belle che considerano Steve Jobs un “anarchico”.

Al contrario, il grande visionario è un capitalista convinto che fonda sull’innovazione e sulla tutela brevettuale e del copyright il proprio business. Che ha come obiettivo il controllo e il governo della filiera facendosi forza su dei prodotti che rendono facile e appagante la fruizione dei contenuti (musica, film, libri, programmi, giornali). E sui dei servizi che permettono a noi consumatori di acquistare quello che vogliamo. Senza barriere o filtri.

Non mi sorprende quindi che un fautore del c.d. “software libero” come Richard Stallman abbia dichiarato “non sono felice che sia morto, ma sono felice che se ne sia andato”.

Lui incarna una visione del tutto antitetica alla mia.

Quello che mi sorprende è la campagna di affissione di Sinista e libertà a Roma.

Nella foga di “apparire” hanno completamente ignorato i valori di Steve Jobs e della Apple.

Diametralmente opposti rispetto ad un partito che ha fatto del “software libero” la sua bandiera.

Bene quindi, dal suo punto di vista, ha fatto Vendola a “raddrizzare” il tiro….

Il genio di Steve Jobs ha cambiato in modo radicale, con le sue invenzioni, il rapporto tra tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua azienda multinazionale – per noi che ci battiamo per il software libero – un’icona della sinistra, mi pare frutto di un abbaglio. Penso che il manifesto della federazione romana di SEL, al netto del cordoglio per la scomparsa di un protagonista del nostro tempo, sia davvero un incidente di percorso. Incidente tanto più increscioso in quanto proprio in questi giorni nella mia regione stiamo per approvare una legge che, favorendo lo sviluppo e l’utilizzo del software libero segna in modo netto la nostra scelta.

Prendetevi Stallman, lasciateci Jobs.

Noi che crediamo nel copyright e che da anni ci battiamo per la sua tutela, non possiamo proprio tollerare che gli “altri” si approprino di una delle nostre “icone”.

 

 

Post correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*