Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da il 23/12/2011 & archiviato in Lobbying

I dodici giorni del Natale lobbista

Attenzione: questo è un post natalizio e in quanto tale, in preparazione ai bagordi del pranzo del 25, abbiamo voluto alleggerire i toni dello Sporco Lobbista e dedicarci a un po’ di sano e rilassante pop cinico. Buona lettura!

C’è una canzoncina delle feste americana che tutti i bimbi imparano all’asilo e sono poi costretti a cantare a tutte le recite natalizie. Si chiama “Twelve days of Christmas”, i 12 giorni di Natale, ed elenca, in 12 strofe, 12 strani regali che “il vero amore” impacchetta e consegna al fortunato cantante, aggiungendo volta per volta un regalo all’altro come accade in canzoni a noi note, Alla fiera dell’est o Nella vecchia fattoria. Alla fine le 12 strofe compongono una lista di tutto rispetto di regali a dir poco geniali (vi riportiamo la traduzione italiana di Wikipedia Italia), con grande predilezione per i pennuti:

pernice in un pero
tortore
galline francesi
uccelli che richiamano (ndr: su questo punto c’è un po’ di diatriba: c’è chi dice che siano i tordi, chi interpreta come qualsiasi uccello canterino, chi pensa ci si riferisca agli evangelisti, the four calling birds appunto)
anelli d’oro
oche che covano
cigni che nuotano
fanciulle che mungono
signore che danzano
signori che saltano
pifferai che suonano
tamburini che battono il tamburo

Ma nell’animo di ogni “sporco lobbista”, in cui ogni tema (basta leggere il libro di Fabio Bistoncini per averne conferma, sempre che non mi censuri questa frase) si trasforma in un potenziale interesse da seguire, un’azione da indirizzare, una scommessa da vincere (e ovviamente in un nuovo cliente), questa pletora di galline, oche, e alberi da frutta può diventare un bilancio di fine anno di quanto i settori interessati dalla canzone hanno speso per essere rappresentati. A lanciare il gioco è l’americano Center For Responsive Politics, che qualche giorno fa nel suo blog si è chiesto:

Avete una minima idea di quanto spenda in un anno in attività di lobbying ogni gruppo che rappresenta i regali inclusi nella lista?

E ha poi risposto. Lo ha fatto mettendo insieme i dati dichiarati delle spese dei gruppi che rappresentano gli interessi dei regali citati, disponibili a livello trimestrale, sommando quelli degli ultimi 3 trimestri monitorati dai suoi studi statistici e dividendo per i giorni dell’anno: il risultato è, gruppo per gruppo, il costo in termini di lobbying del prodotto desiderato su base quotidiana.

Eccole le spese, voce per voce, del regalo all’amato nei 12 giorni di Natale:

per le pere curate dal gruppo Californian Pear Growers si sono spesi 10mila dollari nei primi tre trimestri del 2011, pari a 37 dollari al dì;

per le tortore, rappresentate dalla National Audubon Society (ente di conservazione dei volatili che deve il suo nome all’ornitologo Audubon, e a cui si rivolgerebbero volentieri anche le pernici del primo regalo) il conto è stato di 60mila dollari (sempre da gennaio a settembre 2011), ovvero 220 dollari al giorno;

i polli francesi invece vengono rappresentati dal National Chicken Council, ente in verità più occupato a fare gli interessi dei pollaioli, dai produttori ai distributori, e la spesa è di oltre 1700 dollari quotidiani;

per gli uccelli canterini, tordi o meno che essi siano, si è pensato all’attività di lobbying del WWF: 300mila dollari in 9 mesi, ovvero mille dollari in un giorno;

gli anelli d’oro interessano la National Mining Association, voce a Washigton dell’industria estrattiva, città in cui spendono la cifra più alta di tutta la lista, 3 milioni e 500 mila dollari (i dati, lo ricordiamo, riguardano sempre il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2011), pari a 13mila dollari al giorno;

per le uova d’oca (e di gallina, quaglia e via dicendo) entrano in gioco gli interessi protetti dalla United Egg Producers, con spese per 147 dollari al giorno o 40mila nei 9 mesi;

i cigni che nuotano invece, protetti dalla National Wildlife Federation americana, totalizzano spese per 659 dollari al giorno, 180mila nei 3 trimestri;

le donne intente a mungere animali da latte interessano i Dairy Farmers of America: per i produttori caseari la spesa in lobbying a Washington è di oltre 2.500 dollari al giorno;

le danzatrici richiamano il lavoro dell’associazione che tutela il movimento (fisico) femminile a tutte le età, la American Alliance for Health, Physical Education, Recreation and Dance, che spende solo 10 dollari al giorno al Congresso;

per i saltatori, il richiamo immediato è a chi lo fa sotto canestro: l’NBA, National Basket Association, ha speso quest’anno 70mila dollari in lobbying fino a settembre, pari a 256 dollari in una giornata;

sui pifferai, Open Secrets ha deciso di sfruttare la traduzione originale di “pipers piping” (e piping sono anche le tubature) e si è chiesta quanto spende la Union of  plumbers, fitters, welders, i santi protettori degli idraulici dunque: 300mila dollari in 3 trimestri, al giorno pari a 1.099 dollari;

per finire coi tamburini-batteristi, i cui interessi al Congresso sarebbero tutelati dalla American Symphony Orchestra League, con un conto quotidiano di 183 dollari.

Occorre ora tirare le somme: l’amato generoso, che ha scelto tanti e bei regali oggetto di una delle Christmas carol più canticchiate, ha molto da spendere in lobbisti. Facendo una rapida somma, si arriva a oltre 21mila dollari per un giorno in cui, tutti insieme, possano coesistere cigni che nuotano con oche che fanno uova, pifferai-idraulici con mungitrici, ballerine e cestisti. Le attività di lobbying, si sa, costano care. Anche a Natale.

Tanti auguri dallo Sporco Lobbista
Ed ecco la canzone

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