Leggere la rassegna stampa di questi giorni è sconfortante.
Casini, Di Pietro, Bersani, Schifani…. tutti a tuonare contro i lobbisti che assediano, anche fisicamente, la Commissione Industria del Senato, impegnata a discutere il decreto liberalizzazioni.
Ipocrisie a parte, la colpa è anche di noi lobbisti.
Molti dei miei colleghi, evidentemente, trovano indispensabile, per dimostrare la propria esistenza, bivaccare per ore davanti le Commissioni.
Come ho scritto nel mio libro e come stiamo dimostrando (come FB & Associati) in questi giorni di grande lavoro, non c’è nessun bisogno di stazionare davanti la Commissione per farsi ascoltare.
Appuntamenti mirati con chi decide e segue il tema, preparazione accurata delle proprie tesi, argomenti a sostegno delle proposte alternative rispetto al testo in discussione: questo è il lavoro del lobbista.
Il resto è semplicemente cabaret. Utile per dimostrare ai propri capi e ai propri clienti che il nostro è un duro lavoro…
Peccato che questo atteggiamento sia fortemente lesivo dell’immagine della nostra professione.
Tutti dunque a urlare contro i lobbisti cattivi che frenano lo sviluppo e impediscono la modernizzazione del Paese…
Dimenticando così che, proprio in queste ore, alcuni lobbisti stanno chiedendo l’introduzione di norme che superino alcune “timidezze” del testo governativo.
Il lobbying non è mai cattivo o buono per definizione.
E’ semplicemente uno strumento, per gli interessi organizzati, di far sentire la propria voce.
Che, per quanto mi riguarda, considero un elemento essenziale per qualsiasi democrazia evoluta.
Appare quindi sempre più improrogabile una seria disciplina della nostra attività.
Come FERPI abbiamo elaborato una proposta al riguardo che, proprio in questi giorni, stiamo sottoponendo all’attenzione del decisore pubblico.
Speriamo che da tutto questo polverone nasca qualcosa di buono.
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