L’articolo di Giovanni Cocconi, su Europa di oggi, è una delle più lucide ed impietose analisi sull’ultima moda della nostra politica: lo streaming.
Con lo streaming della trattativa sul tredicesimo emendamento gli Stati Uniti non avrebbero mai abolito la schiavitù e Steven Spielberg non avrebbe mai girato Lincoln. Si dirà: troppo facile. Vero. Però da un po’ di tempo tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle è iniziata una strana rincorsa a chi ha meno paura della diretta web. Una competizione che avrà il suo culmine questa mattina con la trasmissione dell’incontro tra Bersani e la delegazione Cinquestelle, le prime consultazioni in streaming della storia della Repubblica. Un paradosso: uno dei momenti più delicati, importanti e alti della democrazia – la trattativa tra le forze parlamentari per la formazione di un governo – viene reso pubblico e per questo, di fatto, cambia natura, si svuota, muta di segno.
Sull’impatto che le telecamere hanno sempre avuto sulla politica, modificando tempi e forme.
Chi segue da anni i dibattiti parlamentari conosce benissimo l’effetto “telecamera”.
Basti pensare ai famosi “question time” che mettono in scena, una vera e propria “rappresentazione”.
Con i Parlamentari che interrogano il Governo e i singoli Ministri che rispondono. Nulla di diverso rispetto al passato. Ma il fatto di essere “in onda” ha modificato comportamenti e atteggiamenti di tutti gli attori.
Non sempre a vantaggio della tanto decantata ed auspicata trasparenza.
Lo streaming sembra ora essere diventato lo strumento attraverso il quale la casa diventa di vetro.
Non è così.
Anzi, abolendo il “dietro le quinte”, quei necessari spazi di riservatezza entro i quali le forze politiche possono mediare tra le rispettive posizione per cercare di arrivare ad una sintesi, si cancella una parte essenziale del “fare politica”.
L’articolo di Cocconi, è a questo link.
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