Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 10/04/2013 & archiviato in In evidenza, Politica

Margaret

margaret-thatcher

 

La lettura dei giornali di ieri ha riproposto i tratti salienti di un leader politico fuori dal comune.

Margaret Thatcher.

Conservatrice ma esterna, per provenienza sociale, all’establishment dei suo partito. Di cui divenne, per anni, il massimo esponente senza essere del tutto amata dai suoi colleghi e dai ministri dei suoi governi.

Quasi fosse un corpo estraneo. Troppo diversa, troppo poco incline al compromesso. Eppure costrinse i Tory  a cambiare la propria proposta politica.

Come anni dopo costrinse il suo Paese a trasformarsi secondo un programma ideologico ben preciso, mutuato dalle tesi liberiste di Milton Friedman.

Una donna di saldi valori, senza mezze misure.

Ogni volta che i suoi collaboratori o i suoi ministri le facevano notare gli effetti negativi, le difficoltà obiettive, o le fratture sociali che avrebbero creato i provvedimenti che stava per emanare, rispondeva con una frase che divenne un acronimo famoso: TINA.

There Is No Alternative.

Le sue battaglie senza tregua contro l’IRA, i sindacati, lo stato sociale, le aziende pubbliche sono entrate nella storia.

Riconosceva grande importanza alla comunicazione ma al tempo stesso non si lasciava influenzare dai sondaggi o dalla stampa.

Ha trasformato il Regno Unito. Profondamente. Fermando un declino che sembrava inarrestabile.

Ovviamente qualcuno ha dovuto “pagare il conto” delle sue decisioni.

Per questo, a distanza di 34 anni dal suo primo ingresso a Downing Street, alcuni commenti sono stati molto duri, quasi offensivi. La Thatcher come “male assoluto”.

Da appassionato di politica, se anche non ho condiviso (e non condivido tutt’ora) alcune delle sue scelte, non posso non ammirare la determinazione con cui ha sempre perseguito quello che riteneva essere “il bene” per il proprio Paese.

A parte un paio di sconfitte agli esordi della sua carriera, ha vinto tutte le elezioni.

Venne esautorata da una congiura interna al suo Partito, non per volontà dei suoi elettori.

E proprio quando, verso la fine della sua stagione politica, qualche suo collaboratore le chiese di modificare e smussare alcuni aspetti del suo programma di lavoro, proprio per mantenere la guida del partito, la sua risposta passò alla storia:

This lady is not for turning.

Dagli anni del thatcherismo scaturì anche un nuovo partito laburista.

La necessità di proporre agli elettori un Paese che fosse altro rispetto a quello disegnato dalla Lady di Ferro, costrinse il vecchio Labour Party a modificare il proprio retaggio ideologico, sfrondando gli ultimi residui marxisti e sottraendosi all’abbraccio troppo asfissiante dei sindacati.

Il New Labour di Tony Blair non sarebbe nato, cresciuto, senza Margaret Thatcher.

Per questo sia Blair che Gordon Brown l’hanno sempre ricevuta con il rispetto che si deve ad un nemico duro ma leale.

E anni dopo (2003), in un Congresso laburista, Tony Blair, sotto accusa per la guerra in Iraq, in uno dei punti salienti del suo discorso inserì una frase memorabile.

Forward or back.

I can only go one way. I’ve not got a reverse gear.

Differenti storie e valori.

Ma un unico stile di leadership.

E’ quello che continuiamo ad invidiare alla politica di quel Paese.

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