Gianluca Sgueo, attento studioso delle dinamiche del lobbying nostrano, ha dedicato ben due post su formiche.net (qui e qui) sul percorso, avviato dal Governo Letta, per normare la rappresentanza d’interessi.
L’ultima tappa è stata una riunione, convocata dalla Presidenza del Consiglio, in cui sono state audite le due principali organizzazioni che riuniscono i lobbisti (FERPI e Il Chiostro) più alcune strutture consulenziali, tra cui la FB & Associati.
Il tema cruciale, come osserva Sgueo, non è tanto arrivare ad una regolamentazione, che, sulla falsariga di altre realtà normative, sarà imperniata su un registro a cui si iscriveranno i lobbisti italiani.
Ormai questo aspetto è dato per scontato.
Ma è il tipo d’iscrizione (obbligatoria o volontaria) che divide noi lobbisti: questo è il vero snodo.
Io sono per l’obbligatorietà, senza se e senza ma.
Detto questo, e cercando di articolare meglio la mia posizione, un disciplina del lobbying equilibrata e non ideologica deve contenere alcuni elementi qualificanti, tra cui:
1) la puntuale definizione dell’attività di rappresentanza d’interessi e dei “soggetti” che la svolgono SENZA distinzioni rispetto all’interesse rappresentato (includendo quindi anche quelli senza scopo di lucro e comprendendo quindi albi, ordini professionali, associazioni di categoria, associazioni sindacali);
2) l’ambito di applicazione deve compendere almeno Governo e Parlamento;
3) la creazione, presso un qualsiasi soggetto istituzionale, di un Registro Pubblico obbligatorio a cui è collegato un codice deontologico da sottoscrivere al momento dell’iscrizione;
4) l’aggiornamento periodico delle informazioni contenute nel registro mediante un sistema di reporting agile, flessibile, non burocratico.
5) la previsione, accanto agli obblighi per i lobbisti, di un sistema bilanciato di diritti e, conseguentemente, di obblighi per il decisore.
G) la definizione di un sistema sanzionatorio, mediante contraddittorio, per tutti: iscritti e non.
Capisco che questa posizione possa apparire più “realista del re”.
Spesso, mi si obietta, che la disciplina europea non è così stringente. Perchè, quindi, complicarci la vita? Importiamo il modello europeo (iscrizione facoltativa) è viviamo tutti più sereni!
Comprendo queste posizioni, ma non le condivido.
Io sono vent’anni che aspetto una regolamentazione. E la voglio seria.
Perchè credo nel mio lavoro e perchè credo che il lobbying sia una delle componenti imprescindibili di un sistema democratico evoluto.
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