Le recenti indagine giudiziarie (Venezia, Milano, Ministero dell’Ambiente) mi hanno lasciato senza parole.
Faccio il lobbista da oltre venti anni e quindi ho incrociato più volte, per motivi professionali, alcuni degli interlocutori coinvolti. Così penso molti altri miei colleghi.
Il quadro che ne esce è desolante. Sembra quasi che non esista grande opera, grande progetto che non sia lambito da corruzione, pratiche illecite, finanziamenti occulti a singoli esponenti o a partiti.
La prudenza è, ovviamente, d’obbligo in questi casi.
Sono garantista per definizione: ogni cittadino è innocente fino all’ultimo grado di giudizio.
Poi però basta.
Lasciamo quindi ai media i processi sommari basati sulle fughe di notizie, intercettazioni, dichiarazioni parziali.
E vedremo se l’impianto accusatorio (che appare imponente) reggerà nel dibattimento processuale.
Ma la politica deve dare comunque una risposta.
Seria, questa volta.
Altrimenti l’intero sistema non è più credibile.
Il primo, forse più grande, errore sarebbe quello dell’ennesima legislazione “manifesto”: fatta di proclami roboanti a cui si accompagnano norme inefficaci.
Le norme ci sono: vanno certamente integrate, modificate, aggiornate, ma non siamo all’anno zero.
E’ invece il concetto di “emergenza” che deve essere superato.
Se c’è un comune denominatore tra le vicende EXPO e Mose (ma anche Mondiali di Nuoto a Roma o la ricostruzione de L’Aquila) è proprio questo: la giungla burocratico amministrativa, con i suoi riti, le sue prassi, i tavoli di concertazione, i tempi dilatati fornisce il terreno più fertile alle “scorciatoie”. Ad un certo punto infatti qualcuno si accorge che “non c’è più tempo”.
E si comincia con le deroghe, i decreti “ad hoc”, con i “Commissari”, con i “Consorzi” che dovrebbero accelerare la realizzazione dell’opera.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Quindi semmai si dovrebbe seguire un approccio diverso.
Snellire le procedure, definire tempi rigorosi entro cui i passaggi amministrativi devono compiersi, aumentare i poteri delle autorità di controllo.
E tempi ridotti per i processi: perchè se le sanzioni dovranno essere pesanti è anche vero che un sanzione irrogata dopo 8/10 anni perde gran parte della sua efficacia dissuasiva.
Maggiore trasparenza, quindi: meno pratiche ma più verifiche.
Punire i corrotti e corruttori senza più alibi: esclusione dalla vita politica per gli amministratori condannati e interdizione, per le società coinvolte, dal partecipare a qualsiasi gara pubblica per un certo periodo di tempo.
Per questi motivi il prossimo Consiglio dei Ministri appare di fondamenatle importanza.
Per comprendere se questo Governo intende cambiare l’approccio rispetto al passato o se, al contrario, sarà incline alla coazione a ripetere le strade che ci hanno portato a questo punto.
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