Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 15/07/2014 & archiviato in In evidenza, Personale

Ciao Natalia

Natalia Maovaz

Alla fine ci sei riuscita a darmi un dolore.

Tu che eri una delle persone più buone che abbia mai incontrato.

Dolce, ferma nelle tue idee e convinzioni senza mai importi sugli altri.

Con quel sorriso che è sempre stato uno dei tuoi tratti caratteristici.

Ho saputo della tua scomparsa mercoledì scorso. Ero in aeroporto a Milano, al termine di una di quelle interminabili riunioni che spesso riempiono le mie giornate.

Federico, che come sai non è un maestro di diplomazia, al telefono la prende alla lontana.

È attento e affettuoso quando mi dice: “Ti devo dare una brutta notizia. Riguarda Natalia”.

Sento una fitta allo stomaco, balbetto qualche parola.

E mi racconta di come te ne sei andata, gettandoti in mare con tuo marito per salvare tuo figlio e un suo amico in difficoltà tra le onde.

Con Stefano parlo subito dopo. Anche lui sconvolto, quasi senza parole.

Da quel momento sono tanti i ricordi che ritornano.

Siamo stati compagni di classe, dall’asilo alla terza liceo.

Sei stata una delle poche a chiamare quando mi bocciarono e il mondo mi stava crollando addosso.

Più o meno trenta anni fa. Ricordo la tua voce e le tue parole come fosse ieri.

In questi giorni ho cercato le nostre vecchie foto.

Prima di tutto quelle di fine anno, con grembiule e fiocco.

Anno scolastico 1972-73

Sono teneramente imbarazzanti. Entrambi cicciotteli ma almeno tu eri già alta, al di sopra della media. Anche per questo ti mettevano sempre negli ultimi banchi.

Poi ci sono quelle del liceo, anche delle gite. E così ho riscoperto momenti che avevo dimenticato.

Come la foto all’inizio di questo post. E’ stata scattata a Ravenna, 1981.

O come questa, stessa gita.

Natalia Maovaz

Dalla fine del liceo in poi ci siamo persi. Per poi ritrovarci qualche anno fa quando qualcuno dei nostri ex compagni di classe (e tu tra loro) ha deciso di prendere l’iniziativa e organizzare una sorta di “carrambata”.

Ci siamo rivisti, parlati, aggiornati. Non con intensità ma con costanza.

Anche di cucina, dove tu eri una maestra. Con ricette complicate che rendevi semplici raccontandole.

Un sabato mattina, neanche tanto tempo fa,  ti chiamai al cellullare disperato perché dopo due tentativi non ero riuscito ancora a fare la pasta. Una volta un blocco appiccicoso, l’altra un insieme frammentato e friabile: insomma un disastro.

La controparte assisteva tra l’ironico e il rassegnato alla mia sconfitta.

“Provo a sentire Natalia”, come ultima risorsa possibile.

Ti ho chiamato, la ricetta era la stessa. Mi hai dato qualche paziente consiglio e mi hai detto: “Prova ancora: vedrai che questa volta andrà bene. E fammi sapere”.

Su Google, se digiti “Natalia Maovaz” , e sul tuo profilo Facebook, in questi giorni, ci sono decine e decine di commenti su di te. Sulla tua vita e sulla tua scomparsa.

É impressionante, sai, la quantità di persone che ti vogliono bene. In tutti c’è un senso di sgomento e di perdita.

Ci ho messo una settimana prima di scrivere questo post.

Che comunque è una finzione perché ti scrivo come se tu potessi sentirmi o leggermi, sapendo benissimo che non è vero.

Perché tu non puoi più sentirmi o leggermi.

Lo sappiamo entrambi.

Eppure non sarei riuscito a ricordarti parlando di te in terza persona.

La tua famiglia e i tuoi amici più cari hanno organizzato giovedì pomeriggio un tuo ricordo.

Ovviamente ci sarò.

Hanno anche chiesto di segnalare chi volesse parlare di te, di quello che sei stata e di quello che hai rappresentato.

Sai, all’inizio avevo anche pensato di farmi avanti. Ma poi ci ho ripensato. Cosa potrei aggiungere ai tanti amici che hai e con cui hai condiviso le  gioie e i dolori che la vita ci riserva?

Io in fondo rappresento solo un pezzo di passato ormai lontano.

Che tu fossi per me importante lo sapevo. Ma così, così importante è stata una dolorosa sorpresa.

Non mi ha sorpreso invece il modo in cui sei morta. Facendo qualcosa per altri.

Pensando prima agli altri che a te stessa.

Coerente con quel troppo breve percorso che è stata la tua vita.

P.S.: Un’ultima cosa Natalia, che non ricordo se ti ho detto o meno: quel sabato, al terzo tentativo, dopo la nostra telefonata, la pasta è venuta benissimo.

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