Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 08/06/2015 & archiviato in In evidenza, Politica

L’analisi del Prof. Fabbrini sui partiti politici

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Ieri, il Sole 24 Ore ha ospitato un’interessante articolo del prof. Sergio Fabbrini (Direttore della School of Government della LUISS) sulla necessità di ripensare la forma organizzativa e il ruolo dei partiti politici.

Una vera e propria emergenza, secondo Fabbrini, che deve essere affrontata con strumenti adeguati e, aggiungo io, con un minimo di razionalità.

I motivi sono sostanzialmente tre.

1) L’art. 49 della Costituzione è ancora lettera morta. Non è un caso, a mio avviso. Disciplinare per legge i partiti significa porre loro dei limiti. Molto meglio allora continuare a parlare di grandi riforme (costituzionali e non) che affrontare uno dei nodi cruciali del nostro sistema democratico.

2) I partiti attuali stanno vivendo un’emergenza organizzativa. A cui, secondo l’autore, si cerca di rispondere con un ritorno al passato. A sinistra rispolverando, sia pure in maniera edulcorata, il modello PCI: partito strutturato, guidato da un gruppo dirigente stabile (Fabbrini lo qualifica come “permanente”), che guarda soprattutto ai propri iscritti. Insomma  la “ditta” di bersaniana memoria…. A destra si cerca disperatamente un nuovo Berlusconi che rifondi, con il suo carisma e il suo patrimonio, un nuovo partito leaderistico. Peccato che di Berlusconi ce ne è uno solo. Difficile clonarlo.

3) Emergenza istituzionale. Una democrazia competitiva non può funzionare se i partiti stessi non sono internamente competitivi. Che, banalmente, significa che anche ai partiti si dovrebbe applicare la regola base di qualsiasi democrazia: le decisioni devono essere prese a maggioranza e queste dovrebbero essere poi rispettate da tutti.

La proposta di Fabbrini è quella di un partito elettorale e multilivello.

Che nel concreto significa un partito con un leader, un programma e una squadra di governo. Che si candida a guidare il Paese. Se vince governa, se perde controlla, dall’opposizione, chi governa.

Il connotato del multilivello è in funzione della prospettata riforma costituzionale che dovrebbe trasformare il Senato in una Camera delle Autonomie.

Quindi una leadership nazionale, una regionale e una locale. Elette attraverso primarie aperte, regolate per legge e controllate.

Con un patto programmato tra i vari livelli verificato a scadenza temporali ben definite.

Un sistema semplice, chiaro…e per questo di difficile attuazione!

Per maggiori dettagli l’articolo è qui.

 

 

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