Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 27/02/2016 & archiviato in In evidenza, Politica

Maurizio Sacconi su La Stampa

04/02/2013 Roma, Rai. Trasmissione televisiva Porta a Porta. Nella foto Maurizio Sacconi

Il Sen. Maurizio Sacconi

Ecco, nella mia personalissima top five della mia personalissima rassegna stampa odierna, metto l’intervista di Mattia Feltri a Maurizio Sacconi, esponente di rilievo di NCD, che sulle unioni civili ha votato contro la fiducia posta dal Governo, ponendosi quasi al di fuori del suo partito.

Ho avuto modo di conoscere professionalmente il Senatore Sacconi, che ritengo uno dei pochi a saper coniugare un approccio pragmatico alla soluzione dei problemi ancorandolo ad una chiara mappa valoriale.

Che magari può anche essere lontana dalla mia ma questo è irrilevante.

Ci sono dei passaggi dell’intervista, il cui testo completo potete leggere qui, che sono molto interessanti.

Innanzi tutto la sua ricostruzione di quello che hanno rappresentato i governi di centro destra in termini di valori.

L’esperienza di governo del centro destra ebbe la capacità di produrre l’incontro fra credenti e non credenti sul “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce. Riuscimmo a disegnare nei fatti una identità che si poteva definire neoguelfa, non confessionale ma laicamente cristiana, conservatrice nei principi della tradizione e perciò modernizzatrice per renderli effettivi nel mondo che cambia.

Il secondo riguarda la ricostruzione dell’attuale leadership del PD.

Oggi c’è un paradosso: per anni abbiamo avuto una sinistra guidata da atei attenti al senso comune del popolo, ora abbiamo una sinistra guidata da cattolici che sembra un partito radicale di massa.

Questo ultimo punto, e mio avviso, fondamentale per comprendere la metamorfosi completa della leadership democratica.

E cioè i leader della sinistra del passato, come sottolinea Sacconi, o erano stati comunisti o comunque provenivano da quell’esperienza politica, sconfitta dalla storia.

Pagavano quel peccato originale. E quindi quando affrontavano temi economici o etici emergeva la “timidezza”, la ricerca del compromesso, la paura che il prendere posizioni radicali avrebbe fatto scattare immediatamente l’accusa di “comunismo”.

Ora il PD è guidato da persone che appartengono, non solo per motivi anagrafici, ad una storia politica diversa. Che permette loro di essere più “radicali” nell’assumere determinate scelte.

Un ulteriore aspetto emerge dall’intervista.

Il vuoto politico che si è aperto a destra. Non è certamente una novità.

Ma, in prospettiva, la coalizione che si sta coagulando attorno alla candidatura di Stefano Parisi a Sindaco di Milano rappresenta un possibile opzione anche in ottica nazionale.

 

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