A me Report piace poco, anche se i suoi servizi sono spesso interessanti.
Troppe volte, i suoi autori confondono l’aggressività, tipica del giornalismo d’inchiesta di stampo anglosassone, con la faziosità.
Interviste “tagliate” e rimontate ad arte, riprese fuori onda, affermazioni a commento di un servizio senza possibilità di replica, ecc. ecc.
Detto questo, la prossima puntata del 3 aprile tutta dedicata a Confindustria, si presenta molto molto interessante…
Da sito del programma:
Confindustria è governata da imprenditori di seconda, terza e quarta generazione. Dalla sede di Roma alle territoriali, una carica in Confindustria rimane ambita dai figli e nipoti dei vecchi capitani d’industria. Oggi l’associazione comprende oltre alle industrie anche imprese di servizi, le aziende statali, partecipate, municipalizzate, aziende sanitarie e persino Onlus. Obiettivo di sempre è cambiare il paese, renderlo moderno e competitivo, ma a rimanere immobile, nonostante il tentativo di riforma e semplificazione della commissione presieduta da Carlo Pesenti, è proprio Confindustria. Tante aziende, pur destinando milioni di euro alle casse di viale dell’Astronomia, dichiarano di ricevere in cambio pochi servizi o inadeguati. Puntano poi il dito contro la situazione di conflitto: dentro la stessa associazione ci sono aziende di servizi e produttori di energia (come Enel e Eni) che hanno interessi contrapposti a quelli delle industrie, che l’energia la consumano. Confindustria ha rivendicato tra gli ultimi successi l’approvazione del Jobs act, ma sono in tanti a lamentarsi della carenza di risultati e così da tempo l’organizzazione deve fare i conti con una lenta, inesorabile emorragia. Molti abbandonano, sostituiscono con consulenti privati i servizi che offre Confindustria e aziende importanti la scavalcano facendo accordi direttamente con il sindacato. Nel 2015 le imprese hanno versato nelle sue casse circa 500 milioni in quote associative, ma è difficile capire cosa ci fa esattamente Confindustria: il bilancio consolidato, per esempio, non esiste. Ci sono i bilanci delle sedi territoriali e delle federazioni di settore, in totale 234 associazioni, ma non sono pubblici perché la legge non lo prevede.
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