Roma è la mia città e quindi meritava un post dedicato.
I risultati sono noti. Intanto l’affluenza che è stata in assoluta controtendenza: + 5%.
Virginia Raggi dei 5 Stelle è saldamente in testa (35%). Si confronterà al ballottaggio con il candidato PD Roberto Giachetti, staccato di oltre dieci punti percentuali.
Esclusi sono:
Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia – Lega) – 20%;
Alfio Marchini (Lista Civica- Forza Italia) – 11%;
Stefano Fassina (Sel – Sinistra Italiana) – 4,5%.
Cominciamo con i commenti.
Stefano Fassina è stato un flop. La sua percentuale è assolutamente irrilevante. Come ha dovuto ammettere non intercetta il voto di protesta a sinistra del PD. Che è andato ai 5 Stelle.
Deludente, e molto, anche il risultato di Alfio Marchini. L’alleanza con Berlusconi non ha portato vantaggi, in termini elettorali, né all’uno né all’altro. Forza Italia è ridotta al 4,5%, la sua classe dirigente locale azzerata. Un deserto, insomma.
Giorgia Meloni. A vedere il bicchiere mezzo pieno il suo risultato non è da buttare via. Ha preso il 20% dei voti trascinando il suo partito sopra al 12%. Ma l’esclusione dal ballottaggio è un ferita profonda. Silvio Berlusconi, da questo punto di vista, ha raggiunto il suo obiettivo. E cioè dimostrare che qualsiasi candidatura del centro destra non ha opzioni senza il suo avallo. Anche a costo di perdere consensi, come dimostra il dato di Forza Italia. E’ questo, a mio avviso, l’unico ragionamento sensato da fare. Motivare la decisione di Berlusconi ipotizzando un presunto favore a Renzi e al PD appartiene alla propaganda elettorale, non all’analisi politica. Quando Matteo Salvini e Georgia Meloni hanno deciso di forzare la partita rinnegando Bertolaso e candidando la giovane esponente dei Fratelli d’Italia, avrebbero dovuto aspettarsi una reazione decisa da colui che, da oltre venti anni, incarna la leadership del campo moderato. Leadership in declino, appannata, ma che rimane tale. Come tutti ormai sanno, e come i risultati di questo primo turno hanno dimostrato, se ci fosse stato un unico candidato del centro destra ora staremmo raccontato una storia diversa.
Roberto Giachetti. Ha dimostrato di essere un buon candidato. Si è impegnato molto, si è visto nella città (ricordiamoci che Roma è immensa), ha fatto tutto quello che era possibile per raggiungere l’obiettivo: andare al ballottaggio.
Risultato non scontato perché ha iniziato in una situazione disperata e disperante. Il PD romano, per anni preso ad esempio come modello, è in stato comatoso. Gli scandali e la pietosa esperienza della Giunta Marino hanno allontanato gli elettori. Tre anni fa aveva ottenuto 267.000 consensi. Oggi si ferma a 200.00, meno della metà dei voti dei 5 Stelle.
E se andiamo a vedere il voto dei Municipi il quadro è ancora peggiore. Giachetti supera la Raggi nel primo e nel secondo: e cioè nel Centro Storico e a Parioli – San Lorenzo.
Non certo dei quartieri popolari….
Virginia Raggi. Che dire? Ha stravinto. Partiva da favorita ma il suo risultato è superiore anche alle più rosee aspettative e ai sondaggi più benevoli.
La scelta della sua candidatura si è rivelata perfetta. Gentile nei modi, sufficientemente convincente, ha tranquillizzato gli elettori che non si sono spaventati a votare in modo dirompente. Vince quasi ovunque, con un voto particolarmente forte nelle periferie, nei quartieri più popolosi ed in alcune aree “dimenticate” dalle precedenti amministrazioni. I romani hanno espresso una forte voglia di discontinuità. Andando a votare e votando Raggi.
Che a questo punto, queste elezioni può solo perderle.
Perché i dati parlano chiaro. Il distacco è talmente ampio che la rimonta di Giachetti appare quasi impossibile. Anche perché è assai difficile ipotizzare che gli elettori dei candidati esclusi dal ballottaggio lo vadano a votare in massa al secondo turno. Più probabile è semmai l’astensione o un voto alla Raggi.
Il candidato del PD, quindi, non solo dovrà giocare costantemente all’attacco ma sperare anche in qualche clamoroso inciampo della pentastellata. Tipo dichiarare che la sua giunta sarà guidata da aruspici che decideranno il futuro della nostra città analizzando le viscere degli animali; oppure chiudere lo spazio aereo della capitale per prevenire l’inquinamento delle scie chimiche.
Possibile ma non probabile.
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