Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 10/06/2016 & archiviato in In evidenza, Politica

Cuore ingrato

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La notizia che Silvio Berlusconi dovrà essere operato al cuore e che quindi si dovrà assentare dalla vita politica per qualche tempo, ha già scatenato decine di articoli di retroscena sul futuro del centro destra.

Sussurri, virgolettati, telefonate. Tutto riportati con grande dovizia di particolari e accompagnati dai soliti “sembra”, “pare”, “ambienti ben informati dicono che”.

Insomma il nulla, come spesso accade.

Perché la situazione del campo del centro destra è ormai chiara da tempo.

Il malore del leader, la sua temporanea (?) uscita di scena, ha solo accelerato un percorso evolutivo ormai ineludibile.

Che nei prossimi mesi dovrà essere definito. Altrimenti l’elettorato moderato sarà costretto a ricercare la propria rappresentanza politica altrove.

Solo tre anni fa il Popolo delle Libertà conseguiva un clamoroso risultato elettorale alle elezioni politiche. Oltre dieci milioni di voti pari al 29,18%. Clamoroso perché tutti i commentatori avevano pronosticato una sua debacle causa la drammatica fine del suo ultimo Governo, costretto alle dimissioni dalla congiuntura internazionale e sostituito dal super tecnico Mario Monti.

La successiva campagna elettorale venne condotta in una situazione di grande difficoltà al termine della quale tutti si aspettavano una vittoria del PD.

Ma venne condotta da Berlusconi in prima persona, con quella grande capacità comunicativa che tutti gli riconoscono e, soprattutto, ripristinando una sintonia con i propri elettori (o almeno una parte consistente di loro).

I risultati ce li ricordiamo tutti. Il PD vinse di pochissimo (29,55%) con un margine di quasi 280.000 voti sul PDL. Un’inezia. Una non vittoria soprattutto rispetto alla grande avanzata dei 5 Stelle (25%).

 

Senza paura di smentite possiamo dire che dal 2013 il sistema politico si è strutturato in forma tripolare. E le ultime elezioni comunali, ancora in corso con i ballottaggi, lo confermano.

Ma dal 2013 la leadership di Berlusconi si è gradualmente appannata. Polemiche interne, scelte politiche sbagliate, scissioni ne hanno minato la sua capacità di coesione.

In questo momento il campo del centro destra è quindi diviso in più spezzoni:

– il primo che si riconosce ancora in Berlusconi ed in Forza Italia;

– gli “ex” (Verdini, Fitto, e forse Alfano);

– l’ala destra (Lega, Fratelli d’Italia).

Il problema è che le classi dirigenti di questi partiti / soggetti politici sono divise al loro interno. Il che, in alcuni casi, fa abbastanza ridere dal momento che l’impressione è che vi siano più dirigenti che elettori…

Difficile ipotizzare la confluenza in un unico soggetto politico.

Ma un semplificazione dell’offerta dovrà essere fatta.

Anche perché in politica l’aritmetica elettorale non funziona.

Occorre definire una visione, un metodo di lavoro e una leadership condivisa da offrire al Paese. Che non significa leadership collettiva. Significa identificare un leader riconosciuto da tutti. Come lo è stato per tanti anni Berlusconi.

Altrimenti ci penserà qualcun altro.

Il primo “indiziato” è, ovviamente, l’attuale Presidente del Consiglio, alle prese con grandi difficoltà nella gestione della sua minoranza interna.

Che potrebbe essere tentato, con i colpi di teatro a cui ci ha abituato, a proporre messaggi e conseguenti policies che vadano ad intercettare istanze e richieste di quella parte di società.

Ma la stessa operazione potrebbe essere condotta dal Movimento 5 Stelle. Che, ad esempio, su alcuni temi è molto vicino alle istanze della destra del campo moderato.

Il referendum sulle riforme costituzionali sarà il primo banco di prova.

Il campo del centro destra non parte da zero. L’esempio di Milano, con la candidatura Parisi, è la dimostrazione che quell’insieme di forze politiche è ancora in grado di essere competitivo.

Ma il tempo stringe.

Perché, lo ripeto come un mantra, in politica gli spazi lasciati vuoti vengono rapidamente riempiti da altri.

 

 

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