Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 22/06/2016 & archiviato in In evidenza, Politica

#Comunali 2016

Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere questo commento per cercare di comprendere meglio gli effetti del voto dei ballottaggi di domenica scorsa.

Un voto affascinante perché rappresenta forse il turning point dell’attuale fase politica.

Cominciamo dai vincitori: i 5 Stelle.

Se la vittoria della Raggi a Roma era data per scontata, quello che è accaduto a Torino, con la vittoria della Appendino, era considerato possibile ma non probabile.

Possibile perché era già accaduto a Venaria ed in altri comuni: primo turno con il candidato del PD attorno al 40% e vittoria del grillino al ballottaggio, intercettando i voti del centro destra.

Si sta consolidando un trend elettorale molto interessante. Se i candidati pentastellati riescono ad arrivare al ballottaggio vincono quasi sempre. Hanno cioè una capacità di attrazione molto forte. Ma questo lo spiegò, tra i primi, il Prof. Roberto D’Alimonte nella lettura dei dati elettorali del 2013.

I 5 Stelle dunque escono vincenti dal secondo turno che sancisce però la fine dell’età dell’innocenza. D’ora in avanti saranno giudicati sui fatti. Parma e Livorno non bastavano per testare la loro capacità di governo. Ora dovranno fare sul serio.

Le aspettative sono alte non solo a livello locale.

Un capitolo a parte il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ormai leader cittadino incontrastato. Il suo successo è stato plebiscitario. Come spesso accade in questi casi già si immaginano potenziali “scalate” verso ruoli nazionali, magari come soggetto unificante di quello che rimane della sinistra sinistra. Difficile che possa accadere con una qualche possibilità di successo, a mio parere.

Ascrivo tra i vincitori anche il centrodestra. Aumentano infatti i comuni amministrati da questa coalizione ma il risultato contiene luci e ombre.

Buona la sconfitta di Milano, con Parisi che ha costretto Sala ed il PD a giocarsela fino all’ultimo voto. Pessima quella di Varese, roccaforte leghista amministrata da oltre venti anni.

Elettoralmente è ancora competitivo ma manca una strategia e una leadership. Il partito di Salvini esce ridimensionato dalla tornata elettorale e quindi i punti interrogativi si moltiplicano.

Si attendono le decisioni di Berlusconi. Perché, altro dato chiaro di queste consultazioni, Forza Italia, sia pure indebolita, continua ad essere imprescindibile per la vittoria dei candidati di centro destra.

Senza Berlusconi e il suo partito non si vince.

Male il PD che si salva dal tracollo solo per la vittoria di Sala a Milano e di Merola a Bologna. Se Roma era data per persa, Torino è uno shock. Per la storia personale di Fassino e per la sua buona amministrazione della città. Evidentemente elementi non sufficienti per meritare una riconferma.

Su questo Renzi e il PD si dovranno interrogare ed analizzare quanto accaduto.

Anche se molte delle letture che ho letto in questi giorni rappresentano la coazione a ripetere degli errori del passato.

Si usa ancora la parola di antipolitica. Il voto invece è fortemente politico e “locale”. Su questo Renzi e Grillo sono perfettamente d’accordo.

Altri parlano di riconquistare le proprie radici popolari e “de sinistra”.

Peccato che non sono queste le accuse fatte dagli elettori.

Il PD, soprattutto in molte realtà locali, viene percepito (e lo è) come un sistema di potere che tende a perpetuare se stesso. Se i cittadini sono insoddisfatti, si rivolgono ad altri partiti / candidati. Senza più remore e paure.

Accade quando il PD governa male (vedi Roma) ma anche quando governa bene (Torino).

Molti commentatori “interessati” consigliano ora a Renzi una maggiore prudenza.

La sinistra interna chiede più gestione collegiale, recupero del rapporto con il passato, la riproposizione (Bersani) di un dialogo con i 5 Stelle. Insomma meno rottamazione.

In cambio magari del sostegno al referendum costituzionale a condizione della modifica della legge elettorale perché, (questa la scusa) non adatta ad un sistema ormai “tripolare”.

Tutte posizioni legittime, serie, ponderate.

Che ovviamente non condivido.

In primo luogo perché i 5 Stelle non hanno alcun interesse ad un dialogo strutturato con il PD. Loro vincono se rimangono “altro”. Inoltre la modifica della legge elettorale sarebbe una straordinaria occasione di propaganda per gridare la complotto. Ulteriore benzina per un movimento un ascesa.

E poi perché c’è un dato evidente che si può desumere da queste elezioni.

La crescente voglia di radicalità e di cambiamento che pervadono fasce sempre più ampie di elettorato.

Chi riesce ad intercettarle, con una proposta politica credibile, vince.

I grillini lo stanno facendo molto bene. Proponendo al tempo stesso una leadership rassicurante.

Forza Italia e Berlusconi lo hanno fatto per molti anni.

Chissà se Renzi avrà la forza di continuare la sua corsa senza rallentare. Anzi.

 

PS. Ovviamente tutte queste considerazioni sono contraddette dal dato di Benevento, con l’elezione di Clemente Mastella a Sindaco.

Ma questo è il bello della politica…

 

 

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