La scorsa settimana, rispettando i tempi che si era data, la neo sindaca di Roma Virginia Raggi ha presentato la sua squadra.
Sui nomi non mi esprimo.
Ma sulle modalità con cui si è arrivati alla definizione del nuovo esecutivo cittadino mi sento di fare qualche annotazione.
1) Anche i 5 Stelle hanno le loro “correnti”. Non capisco lo “stupore” di molti commentatori. Sono un partito e, come tutti i partiti, contengono al loro interno diverse sensibilità. Che devono trovare una sintesi attraverso una dialettica, anche serrata. Così è stato, al di là del solito colore con cui la politica viene troppo spesso rappresentata.
2) L’avvio è stato “balbettante” . Frongia sì, Frongia no, Morgante sì poi no, Lo Cicero sì poi retrocesso ad “ambasciatore” di Roma. Peccato. Perché di tempo per definire la squadra ce ne era in abbondanza. Sono mesi che i sondaggi la indicavano come probabile sindaco. Capisco la scaramanzia, la volontà di concentrarsi sulla campagna elettorale per vincere sul campo…ma una riflessione sui nomi poteva anche essere fatta con un certo anticipo.
3) L’impressione è che il Movimento sia ancora sprovvisto, almeno a Roma, di una vera e propria classe dirigente. Non solo, ma che la sua capacità “attrattiva” , molto forte in termini elettorali, sia assai ridotta quando si tratta di chiedere, a non militanti, l’assunzione di responsabilità di governo. La Raggi, pare abbia ricevuto, nei giorni scorsi, parecchi no da possibili potenziali assessori esterni al Movimento. Un segnale che dovrebbe fare riflettere. Anche perché l’amministrazione di una città come Roma passa anche attraverso il governo dei Municipi, che i 5 Stelle hanno conquistato quasi per intero (12 su 14). Ma dove la mancanza di una classe dirigente preparata sembra essere più rilevante.
Definita la squadra, con ancora qualche pedina da sistemare, la Giunta deve mettersi al lavoro in tempi rapidi.
E dare, fin questi primi giorni, forti segnali di discontinuità. Che sono mancati nella formazione della nuova Giunta.
Anche perché l’enorme consenso raccolto non dura in eterno.
E noi romani siamo stanchi di vivere in una città che affonda nel degrado.
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