Una nottataccia, quella appena trascorsa.
Due casi completamente diversi tra loro ma che determinano un ulteriore sconquasso nel già disastrato panorama politico post referendario.
Milano: il Sindaco Beppe Sala decide di auto sospendersi dopo aver ricevuto la notizia di essere iscritto nel registro degli indagati per un presunto reato riguardante l’appalto per la piastra dell’Expo.
Roma: uno dei più fidati collaboratori della Sindaca Virginia Raggi, Raffaele Marra, ex vice capo di Gabinetto del Campidoglio e ora alla guida del Dipartimento Personale, viene arrestato con l’accusa di corruzione, in compagnia del costruttore e immobiliarista Sergio Scarpellini. Per i magistrati Marra è accusato di aver intascato una tangente per l’acquisto di un appartamento Enasarco.
In poche ore le due più importanti città italiane vedono i loro vertici politici ed amministrativi depotenziati.
Casi diversi, dicevamo. Che,al di là delle polemiche politiche che determineranno, devono essere affrontati separatamente.
Su Milano, mi permetto di dissentire dalla decisione del sindaco. Capisco i travagli personali ma è ora di farla finita con l’idea che un avviso di garanzia equivalga ad una condanna.
La colpa non è della magistratura ma della politica stessa e del sistema mediatico. Che ormai da anni utilizzano l’avviso di garanzia come uno strumento di lotta e/o di pressione.
Aspetto inoltre di leggere il provvedimento del Prefetto di Milano per conoscere i dettagli giuridici dell’autosospensione. Istituto che ignoravo.
In buona compagnia, devo dire, visto quello che ha dichiarato ai giornalisti questa mattina il Presidente dell’associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo:
Io non ho la minima idea di cosa significhi l’autosospensione per cui ho difficoltà ad esprimere una valutazione sul punto.
A Roma va in atto l’ennesimo psicodramma.
Perché l’arrestato Raffaele Marra non era un semplice tecnico, ma un vero e proprio consigliere politico della Sindaca Virginia Raggi. Prima nominato vice capo di Gabinetto e poi spostato a Capo del Personale.
Sempre difeso da quest’ultima anche a costo di creare forti tensioni (sempre ufficialmente negate) con i parlamentari 5 Stelle eletti nella Capitale.
Anche in questo caso non rinunciamo alla nostra indole garantista. E quindi sosteniamo che Raffaele Marra dovrà essere giudicato prima di essere ritenuto colpevole. Ma è evidente che le accuse sono molto pesanti.
E’ comunque l’ultima figura apicale dell’amministrazione capitolina a cadere:
– tre giorni fa si era dimessa l’assessore Paola Muraro (in questo caso per un avviso di garanzia…);
– ad agosto il Capo di Gabinetto Carla Raineri a causa di un parere dell’ANAC;
– a settembre l’assessore al Bilancio Marcello Minenna (per solidarietà con la Raineri);
– sempre a settembre lascia Stefano Fermante, il ragioniere generale, accusando la sindaca di non aver dato alcun indirizzo politico.
Una giunta allo sbando a cui serve un’urgente correzione di rotta.
Perché, dopo sette mesi, il fattore tempo (siamo appena arrivati, lasciateci lavorare, vedrete presto i frutti del nostro lavoro...) non può più essere credibilmente invocato.
Ultima considerazione.
In un Paese quasi normale la Politica accetta, senza sudditanza psicologica, le scelte e gli atti della Magistratura. Senza farsi condizionare.
Ma, evidentemente, siamo ancora ben lontani dall’essere un Paese decentemente normale.
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