Oggi Il Foglio pubblica un bell’articolo di Mauro Zanon, dedicato magnifici destini che attendono “le enfants”, la cerchia dei giovani collaboratori che ha accompagnato Emmanuel Macron nella sua corsa verso l’Eliseo.
Quello che mi ha colpito:
1) molti di loro sono giovanissimi (30/35 anni);
2) alcuni provengono dalla scuola di Dominique Strauss-Kahn, il leader della corrente riformatrice del Partito Socialista Francese;
3) molti altri sono usciti dal grandi scuole francesi che, da anni, sfornano le classi dirigenti di quel paese: Sciences Po, l’École nationale d’administration (la famosa ENA), l’École Supérieure des Sciences Economiques et Commerciale.
Insomma un mix esplosivo di competenze manageriali e politiche che hanno reso unica l’opzione Macron, senza nulla togliere al valore del candidato.
Alcuni di loro lo seguiranno alla Presidenza della Repubblica, altri invece verranno candidati alle prossime elezioni politiche, altri ancora occuperanno alcune posizioni di vertice di Ministeri chiave.
Il difficile verrà adesso, ovviamente.
Quello che emerge chiaramente è che la ricetta per sconfiggere l’ondata montante della “bolla” sovranista (o populista, per usare un termine che a me piace poco) consiste proprio nell’attingere alla risorsa più importante: la competenza. Non solo tecnica ma anche politica.
E che da questo punto di vista c’è stata una perfetta coerenza tra il leader (Macron) e i suoi più stretti collaboratori, quelli della prima ora.
Una trasformazione del concetto di “casta”: da grumo di persone privilegiate a centro di eccellenze.
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