Da anni ragioniamo di politica posizionando i partiti sulla linea orizzontale destra sinistra.
È vero che ci sono molti autorevoli commentatori che già da tempo contestano questa impostazione, ma è altrettanto vero che le consuetudini, anche quelle intellettuali, sono le più difficili da modificare.
I risultati delle ultimi elezioni ci costringono ad un cambio di prospettiva, se vogliamo provare a capirci qualcosa.
Ci ho riflettuto in questi giorni.
Partendo dall’offerta politica del 2008, i dati elettorali espressi in voti assoluti e confrontandoli con quelli del 2013.
Ovviamente mi sono concentrato solo sui partiti maggiori, quindi l’analisi non può considerarsi conclusa ma solo abbozzata.
Secondo la prospettiva classica, sull’asse destra – sinistra, la loro collocazione è questa.
Ho cercato di disegnare le aree dei partiti proporzionali al numero dei voti assoluti ottenuti alla Camera. Cosa abbastanza facile per i partiti maggiori, molto meno per quelli più piccoli. Il quadro è abbastanza autoesplicativo.
Quindi ho analizzato i dati delle elezioni 2013.
Cercando però di cambiare prospettiva nel posizionare le varie forze all’interno del campo politico.
Se abbandoniamo le categorie destra/sinistra e le sostituiamo con quelle “establishment” e “outsider” abbiamo un modo diverso di considerare gli ultimi avvenimenti politico/elettorali.
Qualche nota spero esplicativa.
1) per Establishment si intendono coloro che fanno parte della classe dirigente latu sensu;
2) la definizione di Outsider è conseguente: coloro che NON appartengono alla classe dirigente;
3) il PD e PDL sono considerati appartenenti al Establishment oserei dire per definizione, anche se c’è stato un certo ricambio nelle file dei loro eletti (più marcato in quello del PD);
4) Ho considerato il partito di Monti a metà. Molti dei sui esponenti appartengono all’establishment politico ed economico, ma è anche vero che si trattava di una lista elettorale del tutto nuova.
5) come tutte le semplificazioni contiene degli errori.
Nel complesso però mi sembra la base corretta per ragionare su cui poi introdurre alcune ulteriori variabili: ad esempio Welfare/liberismo oppure il grado di apertura / chiusura rispetto ai temi dei diritti.
Insomma è ancora un working in progress.
Lascia un commento