Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 19/04/2013 & archiviato in In evidenza, Politica

Un candidato facile facile

Per il Partito Democratico la giornata di ieri è stata forse una delle più drammatiche.

Il partito si è letteralmente frantumato sul patto con il PDL per eleggere Franco Marini al Quirinale.

Ne è uscito (almeno per ora) con l’indicazione di Romano Prodi.

Una scelta facile per un partito che ha smarrito, dopo le elezioni, una strategia ben definita.

Prodi è una garanzia soprattutto per il PD.

È padre dell’Ulivo, l’alleanza che sancì il percorso fondativo dei democratici, piace all’elettorato più anti berlusconiano, che in queste ultime ore sembra condizionare i vertici democrat, piace a Repubblica (e questo per molti è una “garanzia”). Piace a Renzi e non dispiace ai “giovani turchi” l’altra componente interna che si è schierata contro Marini. Piace infine a Vendola che, tra qualche ora, potrà chiedere ai suoi di far convergere i voti su Prodi.

Piace infine a Bersani dal momento che, un Democratico magari ex DS al Quirinale, avrebbe reso molto più difficile il suo tentativo di formare un Governo.

Ecco perché Marini prima, ecco perchè Prodi ora.

Insomma piace all’intero “campo” del centrosinistra.

Tutto ciò è condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere il quorum necessario a farlo eleggere in Parlamento. A Prodi mancano, sulla carta, 8 voti.

Pochi, certamente, ma comunque importanti.

Il PDL sembra subire la scelta di un candidato che è sempre stato ostile a Berlusconi, con il quale si è scontrato in ben due campagne elettorali. Difficile che Prodi possa essere visto da destra come un “garante” dell’equilibrio politico istituzionale.

Si preannuncia dunque uno scontro tra PD e PDL con buona pace dei tanti “pontieri” che in questi giorni avevano cercato di riavvicinare i due partiti.

Stesso discorso per la Lega.

Rimangono quindi, come interlocutori possibili, o la coalizione di Monti (che in queste ore sta puntando sul Ministro Cancellieri) o il Movimento 5 Stelle. Anche se Grillo si è subito affrettato a dichiarare che Prodi, loro, non lo voteranno mai.

Se i grillini mantengono questo atteggiamento di chiusura, margini di trattativa ci sono solo con i “montiani”.

E quindi Prodi, domani, potrà essere eletto ma con una maggioranza non esaltante.

Se è questo quello che accadrà, l’elezione del Presidente della Repubblica sancisce le profonde divisioni tra i partiti. E la strada per formare un Governo appare sempre più tortuosa.

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