Oggi, su Il Corriere della Sera, il costituzionalista Michele Ainis spiega in modo molto efficace la sua contrarietà al cambiamento del regolamento del Senato in merito alle modalità del voto dell’Aula sulla decadenza da Senatore di Silvio Berlusconi.
Negli ultimi giorni si è sviluppato un dibattito surreale, come spesso accade in questo Paese.
Il Movimento 5 Stelle, infatti, ha dichiarato che presenterà una proposta di modifica del Regolamento per introdurre il voto palese al posto di quello segreto, attualmente previsto. Alcuni esponenti del PD si sono subito affrettati a dichiararsi d’accordo. Così qualche altro partito.
Ora, non ho le capacità e le competenze del prof. Ainis.
Ma pochi, spero chiari, elementi.
Le regole sono regole. E non si cambiano in corsa.
I regolamenti parlamentari, a mio avviso giustamente, prevedono che, in alcuni casi, i componenti dell’Assemblea siano liberi di esprimersi. E tale libertà è sancita dalla segretezza del voto.
Tutte le argomentazioni di coloro che sostengono la necessità di modifica “urgente” non sono giuridiche ma politiche: la volontà di rivalsa contro Silvio Berlusconi, contro il governo delle larghe intese, contro i vertici del PD, ecc. ec.. Tutte accumunate dalla paura che vi siano parlamentari (i c.d. “franchi tiratori”) che, sottraendosi alle indicazioni del proprio gruppo, votino in modo distinto e autonomo. Spinti da considerazioni personali e/o politiche poco importa.
Quindi, per evitare un “Craxi bis” la ricetta è semplice: si cambiano le modalità di voto.
Ripetendo esattamente il comportamento di cui spesso è stato accusato Silvio Berlusconi: quello di cambiare le regole in corsa, di introdurre norme “ad personam”. In questo caso, ricorda Ainis, si tratterebbe di una norma “contra personam”.
Altro aspetto. La nostra Carta Costituzionale sancisce due principi: il fatto che siamo una democrazia parlamentare e che i componenti delle due aule svolgano la propria attività senza vincolo di mandato.
Questi due principi si riflettono anche nei regolamenti parlamentari che prevedono in pochi limitati casi (diritti di libertà, casi di coscienza o sui singoli parlamentari) la segretezza del voto. Ed in passato questi casi sono stati ulteriormente ridotti.
Eppure molti esponenti politici che in passato hanno difeso la “Costituzione più bella del mondo” ora si dichiarano disponibili a votare immediatamente una modifica al regolamento del Senato che stride con quei principi costituzionali.
Penso che questa vicenda sia l’ennesima dimostrazione del perchè non sia mai nata la c.d. seconda Repubblica. Ma che, dopo la caduta della Prima, siamo rimasti impantanati per oltre venti anni in un periodo di eterna transizone.
Senza regole condivise. Anzi con le “regole del gioco” (modifiche costituzionali, leggi elettorali, nomina delle più alte cariche istituzionali) approvate a strappi, a colpi di maggioranza.
Se anche in questo caso avverrà così una cosa ho chiara in testa. Non sarà l’uscita dalla scena politica di Silvio Berlusconi a ripristinare quel minimo di convivenza politica necessaria ad approvare le riforme necessarie per ripristinare la “normalità”.
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