Ieri, purtroppo, abbiamo subìto una lezioncina da parte del Commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rhen.
Le recenti misure economiche approvate dal Governo Letta non piacciono proprio alle Istituzioni comunitarie.
La decisione di abolire l’Imu sulla prima casa va nella direzione opposta alle raccomandazioni della Commissione europea approvate dal Consiglio Ue, ma se viene configurata bene la nuova service tax potrebbe essere coerente con le raccomandazioni.
Che, ricordiamo, invitano gli Stati membri a spostare la pressione fiscale dai fattori di produzione verso le cose, i patrimoni e i consumi.
L’opposto quindi di quanto approvato dal Governo italiano.
Ovviamente subito si sono levate le critiche di molti esponenti politici urlando contro il presunto “commissariamento” , da parte della Commissione, del nostro Paese.
Dichiarazioni che possono andare bene per qualche elettore sprovveduto ma che non agevolano, anzi, il rapporto con l’Unione europea.
Perchè si dimentica che l’Europa si è data una nuova governance soprattutto in materia fiscale. E nell’iter della prossima legge di stabilità già è previsto un passaggio preventivo presso la Commissione Europea che dovrà esprimersi con un parere e, se del caso, chiedere delle modifiche.
Con il duplice obiettivo di mantenere il deficit sotto il 3% nel rapporto conn il PIL e di sviluppare delle misure che agevolino la ripresa economica.
Sul primo obiettivo il Governo italiano ha, anche ieri, ribadito che il limite di deficit è imprescindibile (anche perchè, in caso contrario, scatterebbe una nuova procedura di infrazione).
Sul secondo il cammino è ancora più difficile visto che le risorse sono state drenate per l’abrogazione dell’IMU. Imposta che piaceva a Bruxelles ma non a Roma.
Il sentiero quindi è molto stretto. E sarebbe arduo anche per un governo con una forte coesione tra le forze della maggioranza.
Figuriamoci per quello attuale.
Lascia un commento