Tutto il resto è noia
no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
maledetta noia.
Cantava Franco Califano, da qualche anno mio punto di riferimento musicale e intellettuale.
Ecco, ieri, seguendo la polemica sulle presunte dichiarazioni di Massimo D’Alema contro Renzi e dei suoi ipotetici complotti per far cadere l’attuale premier…ho provato lo stesso stato d’animo descritto da “er Califfo”.
La noia assoluta.
Perché, per come si è sviluppata, la vicenda è surreale.
Secondo la ricostruzione del giornalista di Repubblica, Goffredo De Marchis, Massimo D’Alema:
– avrebbe dichiarato il suo voto a Virginia Raggi a Roma;
– sarebbe intervenuto nei confronti di alcuni possibili esponenti della futura Giunta grillina per sollecitare una loro risposta positiva;
– starebbe organizzando uno suo spazio politico all’interno dei Comitati per il No al referendum per la riforma costituzionale con l’obiettivo di determinare la caduta del Governo.
Ieri mattina D’Alema ha fatto scrivere alla sua portavoce una splendida NON smentita.
Ieri sera ha dedicato alla vicenda un’intervista alla Stampa in cui smentisce categoricamente ma, al tempo stesso, accusa i suoi avversari politici di complottare alle sue spalle.
Il link è qui.
Ovviamente non sappiamo chi abbia ragione, se Repubblica o D’Alema.
Ma la cosa ci interessa fino ad un certo punto.
Perché in un caso o nell’altro emerge chiaramente quel tipico atteggiamento autoreferenziale del campo mediatico e politico del nostro paese che, di fatto, ha contribuito a creare quella voglia di cambiamento radicale di cui si nutre il Movimento 5 Stelle.
Che non è “antipolitica” fine a se stessa. E anti questa politica. Per come è o per come viene raccontata.
Nella sua intervista sulla Stampa D’Alema, in un passaggio in cui attacca Repubblica e il PD, afferma che il quotidiano perde lettori e il partito perde elettori.
In realtà TUTTI i giornali perdono lettori e TUTTI i partiti perdono elettori visto che, nel complesso, l’astensione aumenta.
Una crisi generalizzata, dunque.
A cui Renzi sta provando a dare una risposta. Se questa non piace si dovrebbe proporre una soluzione politica alternativa.
PS.
Come ho già scritto non ci è dato di sapere se la ricostruzione di Repubblica sia vera o meno.
Se lo fosse avremmo di fronte uno scenario chiaro e ineludibile, almeno nella mente di D’Alema (ma anche di molti altri, aggiungiamo noi):
la caduta del governo Renzi a causa della vittoria del NO al referendum di ottobre, la sua sostituzione con governo istituzionale, la sinistra del PD che si riappropria del Partito, il cambio della legge elettorale ripristinando almeno il premio di coalizione ed infine le elezioni politiche.
Una storia affascinante. Dal finale scontato.
Con il Partito Democratico cardine dell’ennesima bellissima ed emozionante alleanza di centro – sinistra (il trattino è fondamentale). Destinata alla sconfitta e alla consegna del governo del Paese al Movimento 5 Stelle.
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