TTIP acronimo di “Transatlantic Trade and Investment Partnership”.
E cioè l’accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Da mesi al centro di un dibattito serrato (a volte un vero e proprio scontro) tra gli oppositori, secondo i quali le regole dei due contraenti verrebbero piegate alle volontà dei grandi gruppi multinazionali, e i sostenitori, per i quali faciliterebbe i rapporti commerciali tra i due grandi mercati creando così nuove opportunità economiche, sviluppo, e occupazione.
Tema controverso dunque.
Oggi Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo molto interessante di Stefano Feltri, dedicato all’evento organizzato dalla Commissione Europea per ascoltare gli stakeholder.
E cioè associazioni di categoria, gruppi d’interesse, organizzazioni non governative si alternano sul palco (9 minuti a testa) per dire la propria (in positivo o in negativo) sul trattato.
Certo, come sottolinea Feltri, la vera attività di lobbying si è già svolta nei mesi precedenti e continuerà a svilupparsi in futuro.
Ma l’evento rappresenta comunque un bell’esercizio di trasparenza e di democrazia in cui il lobbying emerge nella sua capacità di attivazione di un dibattito pubblico.
Interessante l’annotazione di Feltri sulle differenze di stile.
Si alternano lobbisti impeccabili – quelli americani hanno tutti una presentazione con le slide – altri più polverosi, secondo lo stile di Bruxelles, e qualcuno meno abituato a questo genere di contesti.
In tre righe è sintetizzato il gap tra la media dei lobbisti europei e quella dei colleghi oltre oceano…
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