Oggi, su La Repubblica, c’è questo articolo di Ilvo Diamanti che vale la pena leggere.
Partendo dall’appena avvenuta cessione del Milan ad una cordata di imprenditori cinesi, traccia a ritroso l’avventura politica e calcistica di Silvio Berlusconi.
Un tema interessante (parallelismo calcio e politica) anche se non mi ha mai appassionato.
Due le date segnalate come rilevanti: 1986 quando Berlusconi acquista il Milan e 1994, quando “scende in campo” come leader politico.
Secondo Diamanti Berlusconi si presenta nella competizione elettorale con risorse e argomenti migliori degli altri. Oltre che con il controllo dei media anche con il controllo sul linguaggio e sulle tecniche della competizione politica. Apprese nel e dal calcio.
In 8 anni (1986 – 1994) vince 4 scudetti e 3 Champions League.
Così quando decide di fare politica in prima persona ha il linguaggio, l’esperienza e la legittimazione.
Da qui la discesa in campo, il nome del partito (Forza Italia) e dei militanti (Azzurri).
La parabola discendente del Berlusconi Presidente del Milan è quindi parallela a quella di leader politico.
Ma un altro aspetto del parallelismo tratteggiato da Diamanti mi ha particolarmente colpito.
Il calcio sta perdendo tifosi e appassionati. Da anni. Ce lo dicono i dati degli spettatori paganti per entrare negli stadi e quelli degli abbonati Sky o Mediaset.
Come la politica del resto. I militanti calano così come gli elettori attivi.
I due spettacoli dunque non appassionano più.
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