Il termine Comitologia è, per i non addetti ai lavori, astruso ed oscuro.
Per i gruppi d’interesse presenti a Bruxelles. rappresenta invece uno snodo fondamentale nel processo decisionale dell’Unione.
Con il termine Comitologia, infatti, si intende l’insieme delle procedure attraverso le quali la Commissione europea esercita le competenze che le vengono delegate dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, per regolamentare gli aspetti tecnici di una proposta legislativa.
Ciò avviene con l’assistenza dei comitati di rappresentanti dei paesi dell’UE, presieduti da un funzionario della Commissione e forniscono un parere sull’attuazione degli atti proposti dalla Commissione.
Negli ultimi anni, è più volte successo che gli Stati membri non siano stati in grado di raggiungere le maggioranze necessarie per votare in merito a determinati progetti di atti, costringendo la Commissione ad assumersi la responsabilità di prendere la decisione finale, anche senza un chiaro sostegno politico da parte degli Stati membri.
Ad esempio nel 2015 e nel 2016 la Commissione è stata giuridicamente tenuta ad adottare 17 atti riguardanti l’autorizzazione di prodotti e sostanze sensibili, quali il glifosato o gli organismi geneticamente modificati (OGM), sebbene gli Stati membri non fossero riusciti ad esprimere una posizione né a favore né contro tali decisioni.
Il Presidente Juncker aveva quindi annunciato, nel suo discorso sullo stato dell’Unione del settembre 2016, di voler riformare le attuali norme.
Secondo la nuova proposta, presentata a metà febbraio:
– verrebbero modificate le regole di voto nell’ultima fase della procedura di comitato (comitato di appello): saranno presi in considerazione solo i voti a favore o contro un determinato atto;
– qualora gli esperti nazionali non prendano posizione, la Commissione potrà effettuare un secondo rinvio al comitato di appello a livello ministeriale;
– i voti dei rappresentanti degli Stati membri verrebbero resi pubblici, in modo da aumentare la trasparenza;
– se il comitato d’appello non prende posizione, la Commissione può chiedere una opinione al Consiglio dei ministri UE.
Come da procedura legislativa ordinaria, la proposta è ora trasmessa per adozione a Parlamento europeo e Consiglio dell’UE.
Si tratta di una riforma importante per aumentare la trasparenza del processo decisionale europeo.
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