Quanto accaduto ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato è il classico “incidente” di percorso di cui tutti sono consapevoli e che nessuno vuole evitare. Anzi, di fatto lo ricerca per dare la colpa agli avversari politici.
I fatti in breve.
Con la nascita del Governo Gentiloni (dicembre), la Commissione rimane senza guida dal momento che la Presidente Anna Finocchiaro viene nominata Ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Dopo mesi di stallo si arriva alla votazione per nominare il successore.
Perché il passaggio non è ininfluente. E’ la Commissione Affari Costituzionali ad avere la competenza in materia elettorale. Tema caldo ed attuale. Tanto più che in Senato i numeri della maggioranza sono ridotti all’osso. La presidenza della Commissione assume un ruolo cruciale per determinare tempi ed indirizzi della discussione.
La scelta della maggioranza ricade sul Senatore Giorgio Pagliari (PD), renziano.
Invece, ieri pomeriggio, a sorpresa (!?!) viene eletto Salvatore Torrisi (Alleanza Popolare, cioè Alfano), vicepresidente della Commissione, che in questi mesi di “vacatio” aveva svolto egregiamente il ruolo di Presidente supplente.
Lo hanno votato certamente tutte le opposizioni ma è evidente che qualche tradimento nelle file della maggioranza c’è stato.
I dubbi maggiori sono sugli esponenti di AP (due) e degli scissionisti PD (due), visto che la totalità degli esponenti del PD in Commissione sono renziani.
Ovviamente gli interessati ribattono inorriditi accusando il PD di aver creato ad arte lo scontro.
E qui si passa alla fantapolitica.
Secondo la quale, il PD non avrebbe apprezzato le ultime alzate di testa dei centristi che hanno chiesto, ed ottenuto, un incontro con il Premier Gentiloni, preoccupati da possibili scelte politiche “troppo di sinistra”.
Non c’è da ridere è tutto vero! L’incontro c’è stato.
A quel punto il PD decide a tavolino di boicottare l’elezione del suo candidato per creare ad arte un incidente e rimettere a posto il riottoso alleato.
Comunque sia il risultato politico è significativo.
In quest’ottica si spiegano le reazioni furibonde degli esponenti PD di ieri sera. E i timori di Gentiloni, che ha subito spinto Alfano ad intervenire e a chiedere al neo presidente di fare marcia indietro.
Richiesta che, al momento, è stata rispedita al mittente.
Perché ormai sul tema elettorale la battaglia non è più tra partiti o coalizioni. E’ tra due schieramenti: quelli che sostengono il maggioritario e quelli che sostengono il proporzionale.
Il nuovo Presidente della Commissione è un proporzionalista.
Così come la maggioranza che lo ha eletto.
Non controllare la Presidenza della Commissione rende più difficile la partita non solo per Renzi ma per tutti coloro che vorrebbero mantenere la prossima legge elettorale nell’ambito del maggioritario.
La partita non si chiude con il voto di ieri pomeriggio.
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