Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 06/03/2018 & archiviato in In evidenza, Politica

Tsunami

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Le elezioni di domenica scorsa sono state un vero tsunami che si è abbattuto su molti dei protagonisti della politica italiana.

Non tanto per l’ampiezza (alcune indicazioni di fondo era ben chiare fin dalle settimane precedenti) ma per l’intensità di alcuni fenomeni.

Due dati incontrovertibili.

1) Solo due i veri vincitori: Lega e Movimento 5 stelle.

La prima ha quadruplicato i voti rispetto alle politiche del 2013. Ma soprattutto ha superato Forza Italia. Nella coalizione di centro destra la Lega di Salvini è primo partito in tutte le regioni del Nord e del Centro fino al Lazio (sostanzialmente un pareggio ma prevale la Lega) e l’Abruzzo (dove prevale Forza Italia). Un dato impressionante che ha permesso alla coalizione di sfondare nelle cosiddette regioni rosse.

In senso opposto, anche geografico, il dato del Movimento 5 Stelle. Che è diventato di gran lunga il primo partito a livello nazionale e sostanzialmente egemone in moltissime regioni del sud.

I pentastellati superano il 40% dei consensi (con punte di quasi il 50%) in: Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise.

In Abruzzo sono al 39.9, nelle Marche al 35,5.

2) I perdenti sono: tutti gli altri! E cioè, con sfumature diverse: Partito Democratico, Liberi e Uguali, + Europa e Forza italia.

Il PD di Renzi è ridotto ai minimi termini. Sotto al 19%, milioni di voti persi per strada, le regioni rosse che diventano terreno di caccia per gli avversari politici, illustri esponenti che vengono massacrati (elettoralmente) anche nei collegi “sicuri”. Una coalizione inesistente dal momento che solo + Europa supera la soglia di sbarramento mentre gli altri due partiti (Insieme e lista Civica Popolare) si attestano allo 0,5%. Insomma il classico vaso di coccio tra quelli di ferro…

Liberi e Uguali dimostra di essere un progetto nato a “tavolino”: personale politico uscito dal Partito Democratico che non riesce ad intercettare il dissenso di quel campo elettorale. Supera di poco la soglia di sbarramento (che per i partiti politici che NON si presentavano in coalizione era del 3%) ma sono assolutamente irrilevanti dal punto di vista elettorale.

+ Europa. Molto al di sotto dell’obiettivo del 3%. Nonostante la personalizzazione sulla figura di Emma Bonino.

Forza Italia: è nella coalizione vincente, quella del centro destra. Ma ridotta a secondo partito. Dato assolutamente non previsto dai sondaggi. Anche io pensavo che il Cavaliere riuscisse a dare la solita “zampata” e quindi a tenere la leadership elettorale. Anche se di poco. Così invece non è stato. E Forza Italia è ridotta a rango di comprimario.

Queste le elezioni.

Ora comincia la Politica.

Vivendo in una democrazia parlamentare, non potrà fare finta di niente.

La legge elettorale si è rivelata per quello che è: un disastro assoluto. Dal momento che non ha permesso ai vincitori di ottenere un numero di seggi tale da poter avere una maggioranza.

Un esito ampiamente previsto. Che poteva essere evitato solo se si fesse verificata una di queste due variabili:

– la vittoria del centro destra anche nel sud italia;

– lo sfondamento dei 5 stelle nelle regioni del nord.

Così non è stato.

Quindi si riparte dai seggi ottenuti.

La coalizione di centro destra, da questo punto di vista, è in vantaggio. Ma mancano comunque molti seggi per ottenere la maggioranza: circa 20/25 al Senato, 50/60 alla Camera.

Se fossero meno la strada sarebbe in discesa: la capacità attrattiva verso un nucleo indistinto di “responsabili” , che alberga in qualsiasi lista, permetterebbe di raggiungere la maggioranza.

Ma l’aritmetica non è un’opinione. Quindi compito arduo. Reso ancora più difficile dalla leadership, acquisita con il sorpasso su Forza Italia, di Matteo Salvini. Vincente ma “divisiva” al di fuori del proprio campo politico.

Stessa cosa, con numeri ancora più ampi, per i 5 Stelle. A cui mancano una cinquantina di seggi al Senato e oltre un centinaio alla Camera.

Questi dati spiegano il “corteggiamento” serrato dei vincitori nei confronti dei perdenti. In primo luogo il PD, seguono Liberi e Uguali e gli altri.

Insomma se le posizioni espresse durante la campagna elettorale, e in queste ore a urne appena chiuse, rimangono congelate, formare un Governo politico sarà molto molto difficile.

Resta da capire cosa succederà all’interno del PD nell’ambito del percorso avviato per la leadership post renziana.

Con un’unica annotazione. Al PD un periodo all’opposizione è necessario. Per rigenerarsi. Sono sei anni che governa indirettamente (sostegno Governo Monti) e direttamente (Governi Letta, Renzi e Gentiloni), senza vincere realmente le elezioni. Ed, evidentemente, anche questo agli elettori non è piaciuto.

Insomma le schermaglie tattiche dureranno ancora per poco.

La data del 23 marzo, quando si  riuniranno le nuove Camere per l’elezione dei Presidenti, si avvicina velocemente.

In quella occasione si potrà misurare il grado di coesione della maggioranza di centro destra e la tenuta dei 5 stelle. E il loro grado di apertura nei confronti di soluzioni “fantasiose” da far digerire al proprio elettorato.

Paradossalmente la soluzione più facile dal punto di vista matematico è anche quella più difficile da quello politico.

Sommando i seggi della Lega al Senato (58) e quelli dei 5 Stelle (112) arriviamo a 170. Ben oltre la maggioranza.

Stessa cosa alla Camera: 123 lega + 221 (5 Stelle) fanno 341 su 630.

In più, a sostegno di questa opzione, c’è una perfetta rappresentazione geografica dell’elettorato italiano. La lega al nord + qualche regione del centro; 5 Stelle al sud + qualche regione del centro.

Ma si tratta di un’opzione, per ora, solo matematica.

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