Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 03/04/2018 & archiviato in In evidenza, Politica

Consultazioni

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Domani al Quirinale cominceranno le consultazioni.

Un passaggio obbligato, previsto dalla nostra Costituzione, che vede come protagonisti da un lato il Presidente della Repubblica e, dall’altro, le forze politiche (meglio i gruppi parlamentari).

Nel corso degli anni il rito delle consultazioni si è radicalmente trasformato.

Nella c.d. Prima Repubblica le condizioni vigenti rendevano le consultazioni una pura formalità.

Le uniche maggioranze possibili, per motivi di equilibri internazionali, prevedevano la partecipazione del partito di maggiorana relativa, la Democrazia Cristiana, e la conseguente esclusione del maggior partito di opposizione, quello Comunista.

Di fatto il Presidente della Repubblica si limitava a prendere atto delle decisioni della segreteria DC affidando ad un esponente di quel partito l’incarico di formare il Governo.

A questo schema ci sono state tre sole eccezioni: Giovanni Spadolini, leader del Partito Repubblicano, Bettino Craxi, Segretario di quello socialista e Carlo Azeglio Ciampi chiamato a a guidare il Governo nei burrascosi anni di tangentopoli.

Le cose cambiano a partire dal 1994, quando, in virtù di legge elettorali a vocazione maggioritaria, le forze politiche si presentano al Quirinale con una maggioranza parlamentare già consolidata.

Si trasforma quindi anche il ruolo del Presidente della Repubblica.
Che pur rimanendo sulla carta “terzo” o “semplice notaio della Costituzione” in realtà interviene più volte con quella che i commentatori hanno definito come moral suasion: la capacità di suggerire e indirizzare le scelte delle forze politiche o dei loro esponenti.

Arriviamo quindi ai nostri giorni in cui le elezioni hanno prodotto un risultato in cui le forze vincitrici (la colazione di centro destra guidata dalla Lega e il Movimento 5 Stelle) sono privi di maggioranza parlamentare.

Secondo il calendario il primo giro di consultazioni sarà brevissimo. Entro la settimana sarà tutto finito.

Ed è quasi scontato che se ne dovrà fare almeno un secondo se non un terzo.

Perché le consultazioni sanciscono la fine della campagna elettorale, continuata anche dopo la chiusura delle urne. Compresi i passaggi che hanno portato alle elezioni delle Presidenze di Camera e Senato.

Ora comincia la Politica, in cui tutti i partiti (e i loro leader) devono cominciare a fare i conti con la realtà dei numeri.

E rispondere a poche domande semplici semplici che certamente il Presidente della Repubblica porrà loro:

esiste una maggioranza parlamentare?

tra quali forze politiche?

con quale programma?

La riproposizione di slogan non è più sufficiente.

E sarà proprio Sergio Mattarella a dover “guidare”, “suggerire”, “smussare” per cercare di comporre un puzzle frammentato.

Facendo ampio ricorso proprio a quella moral suasion che, da oltre venti anni, è l’unica vera arma politica di tutti gli inquilini del Quirinale.

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