Sporco Lobbista – Il blog di Fabio Bistoncini

Pubblicato da Fabio Bistoncini il 31/07/2015 & archiviato in In evidenza, Politica

Senza vincolo di mandato

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L’articolo 67 della nostra Costituzione recita:

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

Che significa che i parlamentari non sono vincolati al partito sotto il cui simbolo sono stati eletti.

Negli anni ciò ha portato a delle situazioni paradossali come quella che si sta verificando in questa legislatura.

Infatti, con la nascita del gruppo Alleanza Liberalpopolare- Autonomie (i “verdiniani”, per intenderci) sono 110 i senatori che hanno cambiato gruppo di apparenza dall’insediamento delle Camere (2013). Un terzo del totale.

Una cifra “monstre” se pensiamo che nella scorsa legislatura erano complessivamente 60 i senatori che avevano modificato la propria collocazione in Aula. In 5 anni quindi erano la metà rispetto ai cambiamenti avvenuti in questi soli due anni.

Per evitare di fare il solito discorso sull’endemico trasformismo che permea il nostro Parlamento, dobbiamo entrare più nel dettaglio per comprendere le motivazioni che hanno portato a questa situazione.

Innanzi tutto si tratta dell’ennesima travagliata legislatura, figlia di una tornata elettorale che non ha prodotto una maggioranza stabile e certa.

Che è iniziata con un Governo di “grande coalizione” (Letta) che ha visto la partecipazione del PD, di Scelta Civica e del Popolo delle Libertà.

La decisione di Silvio Berlusconi di “chiudere” quell’esperienza di Governo ha determinato l’uscita di un gruppo consistente di parlamentari (31 al Senato) che hanno creato un nuovo partito (NCD).

La successiva caduta di Letta e l’avvento di Matteo Renzi ha determinato ulteriori modiche negli assetti dei gruppi parlamentari, con la deflagrazione del gruppo di Scelta Civica: in parte è confluito in un nuovo gruppo (Area Popolare) costituito dal Nuovo Centrodestra di Alfano e l’UDC di Casini. Un altro pezzo è invece entrato nel PD.

Gli ultimi due grandi movimenti di parlamentari riguardano l’uscita da Forza Italia dei Fittiani (Conservatori, Riformisti Italiani, in tutto 10) e dai Senatori vicini a Denis Verdini (altri 10).

Quindi la stragrande maggioranza dei cambiamenti non è dovuta a singole scelte individuali ma a profonde modifiche degli assetti politici rispetto agli schieramenti che si erano confrontati alle elezioni.

Che non significa minimizzare il problema, ma solo porlo nella giusta ottica.

Sulle soluzioni possibili entrano in gioco le opinioni personali.

Se posso anche comprendere le ragioni (etiche e giuridiche) che giustificano l’assenza di un legame troppo forte tra eletto ed elettore (il Parlamentare dovrebbe rappresentare la nazione non una sua parte) è anche vero un rivisitazione dell’istituto deve essere fatta nell’ottica delle riforme costituzionali attualmente in discussione una Parlamento.

Che però non affrontano questo problema.

Non è certamente un caso…

 

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